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La crisi della Lega dei Ticinesi con epurazione del ”cerchio magico” svizzero

BELLINZONA, 28 ottobre 2019- di GIANNI BERALDO-

Se in Italia la Lega del ”Capitano” Salvini spopola con un trend continuo al rialzo (come dimostrato della recenti elezioni regionali in Umbria) la Lega Ticinese, nella vicina Svizzera, attraversa una fase di profonda crisi. Confermata dal risultato negativo alle ultime elezioni federali.

La lega dei Ticinesi è nata all’inizio degli anni Novanta, da un’idea del padre fondatore del movimento Giuliano Bignasca scomparso nel 2013.

Il fondatore Giuliano Bignasca

Movimento creato sull’onda emotiva e politica derivante dalle idee autonomiste e federaliste  della Lega Nord di Umberto Bossi (che Bignasca incontró diverse volte, cosí come con Roberto Maroni su temi fiscali), pur con una propria e diversa connotazione ideologica determinata ovviamente da altre logiche politiche territoriali.

Movimento che raggiunse il proprio culmine nel 1995 quando Bignasca sedette per 5 anni nel Consiglio Nazionale elvetico, divenendo anche il secondo partito del Canton Ticino nel 2007 (19,6% dei voti).

Una politica quella della Lega dei Ticinesi dai toni piuttosto accesi e diretti contemplando invettive e slogan di marca spesso meramente razzista (ad esempio «non vogliamo giocatori  neri nella nostra nazionale di calcio» o «padroni in casa nostra»), sia nei confronti di svizzero lo era diventato negli anni ottenendola cittadinanza, sia nei confronti dei lavoratori frontalieri. In modo particolare quelli italiani creando non poco imbarazzo nei rapporti tra Svizzera e Italia.

Boris Bignasca

Poi qualcosa é cambiato, soprattutto dalla morte del fondatore al quale é succeduto il figlio Boris formando una sorta di ”cerchio magico” ticinese, escludendo di fatto dalle decisioni importanti la base del movimento.

Ora la crisi conclamata con cambi di scenario a livello di organigramma: non piú, o meglio non solo, alcuni fedeli del cerchio magico alla guida, ma una nuova squadra composta dal consigliere di Stato Norman Gobbi, dal capogruppo in Gran Consiglio Michele Foletti, dall’ex consigliera nazionale Roberta Pantani e dallo stesso Boris Bignasca, parlamentare e come detto figlio del fondatore Giuliano.

Una svolta determinata certamente dall’esito delle urne ma che era nell’aria da tempo.

Le decisioni definitive verranno prese consultando dapprima il Gran Consiglio, poi i municipali (una sorta di consiglieri regionali italiani), infine i comunali ossia gli equivalenti dei nostri consiglieri comunali.

Dopo Bossi chissá se il nuovo direttivo accetterá utili consigli anche da Salvini?

direttore@varese7press.it

 

 

 

 

 

 

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