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Medici e filosofi a confronto per i Giovani Pensatori dell’Insubria

VARESE, 21 gennaio 2020 – Il rapporto tra mente e corpo secondo medici e pensatori: è l’argomento della giornata di studio in programma giovedì 23 gennaio all’Università dell’Insubria, dalle 9 alle 13 nell’aula magna di via Ravasi 2 a Varese. L’iniziativa rientra nel calendario dell’undicesima edizione del progetto Giovani Pensatori dedicato alle scuole secondarie di secondo grado.

Punto di partenza del convegno, intitolato «Unità mente-corpo: dialogano medici e filosofi», è il pensiero greco: Platone con la concezione dualistica del rapporto tra mente e corpo e Aristotele con la sua visione unitaria. La discussione si allarga alla filosofia cartesiana del XVII secolo, con la res cogitans e la res extensa, per arrivare alla cultura orientale, con la visione buddista in cui mente e corpo sono percepiti come aspetti inseparabili di uno stesso essere vivente.

In ambito medico si riflette su come la frattura tra mente e corpo possa essere colmata con la medicina integrativa, l’approccio olistico o la psicosomatica. E si sottolinea il ruolo della psicoterapia, la terapia della parola che, agendo sul cervello, produce modifiche chimiche simili a quelle apportate dai farmaci.

Relatori del simposio sono: per l’Insubria i medici Daniela Negrini e Cristiano Termine e il filosofo Fabio Minazzi, i filosofi Gianfranco Mormino e Gabriele Scaramuzza dell’Università degli Studi di Milano, la filosofa Savina Raynaud della Cattolica di Milano, il medico Giuseppe Scotti del Cdi di Milano, il medico Andrea Millul e la filosofa e bioeticista Magda Fontanella dell’Iram di Merate.

Osserva Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia della scienza: «La tradizione aristotelica consente di recuperare una visione olistica dell’uomo. In ambito medico è stata soprattutto la visione filosofica cartesiana a donare una vasta e larga impronta meccanicista, che ha lasciato in eredità una visione rigidamente dualista oggi datata. Si avverte la necessità di sviluppare una visione coerentemente olistica dell’uomo e lungo questa strada la riflessione di un pensatore come Leopardi ci aiuta a modificare i tradizionali paradigmi del rapporto tra materia e pensiero, tra corporeità e spiritualità».

«Emerge così – sottolinea Gabriele Scaramuzza, leggendo le parole della studiosa Patrizia Pozzi – l’importanza dell’interrelazione per vivere la malattia non solo come problema, ma anche come occasione di riflessione e di comprensione. E si capisce che l’affetto che ci viene rivolto vale, sempre e per tutti, quanto una medicina, per il nostro spirito e per il nostro corpo, secondo il rigoroso parallelismo spinoziano tra corpus e mens. In generale, si potrebbe vedere la malattia come una radicale trasformazione della vita, non solo come via verso la morte. E la speranza è elemento vitale di ogni giorno, di ogni ora, di ogni attimo».

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