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Varese pronta ad accogliere profughi afghani fornendo un aiuto completo

VARESE, 23 agosto 2021-“Come amministrazione siamo sempre stati attenti alla delicata gestione dei richiedenti protezione internazionale – dichiara il sindaco Davide Galimberti – grazie a un sistema di collaborazione che accoglie le linee guida del Ministero dell’Interno e coinvolge in modo attivo amministrazione, volontariato e terzo settore.

Così è stato nel passato, così è ora: per questo abbiamo deciso di aderire alla richiesta di Anci sulla disponibilità ad accogliere i profughi afghani, attivando da subito il dialogo con i sindaci a livello nazionale e con il Prefetto a livello locale, per poter avviare azioni coordinate nel momento in cui saranno utili.

Ma siamo consapevoli che non sia sufficiente dare un tetto e vitto a chi fugge: occorre mettere in campo, proprio sulla base della nostra esperienza, quel sistema già sperimentato in grado di offrire istruzione per i più piccoli, percorsi formativi per gli adulti, supporto psicologico, assistenza socio-sanitaria, accesso ai servizi. Per questo è importante che ci siano anche risorse da parte del Ministero a sostegno delle azioni di integrazione”.

Non solo vitto e alloggio dunque, per aiutare chi fugge dall’Afghanistan la disponibilità è quella di avviare attività di inserimento e accompagnamento sociale, per un’accoglienza integrata.

“A Varese è presente un centro SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) – spiega Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali – nato grazie alla collaborazione del Comune di Varese con il Ministero dell’Interno, ma anche Centri Accoglienza Straordinaria gestiti dal terzo settore con la prezioso supporto del volontariato. In questi anni abbiamo dimostrato come la gestione dell’immigrazione possa essere condotta in modo intelligente, senza barriere ideologiche o pregiudizi. Abbiamo dimostrato come, attraverso la partecipazione attiva della nostra Amministrazione e la collaborazione con enti gestori, cooperative e volontariato, queste persone si siano messe a disposizione per ripagare la comunità ospitante con lavori e iniziative socialmente utili. Stiamo parlando di persone che fuggono da morte certa, persone che in molti casi hanno istruzione, competenze professionali e che debbono quindi essere inserite e integrate nel nostro Paese, non solo sfamate. Solo così il beneficio potrà essere sia per chi è accolto sia per chi ospita”

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