VARESE, 10 aprile 2025-La notizia dell’arresto dei noti giornalisti investigativi turchi Timur Soykan e Murat Agirel ha scosso il mondo dell’informazione e sollevato gravi preoccupazioni sullo stato della libertà di stampa in Turchia. Le loro abitazioni a Istanbul sono state oggetto di raid mattutini da parte della polizia, culminati nel loro arresto e nel sequestro di computer, dischi rigidi e altra attrezzatura digitale.
Secondo quanto riportato dai media locali, Soykan e Agirel sono stati messi in custodia nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla procura di Istanbul. Le accuse che pendono sui loro capi sono pesanti: “ricatto” e “minacce”. La motivazione addotta per la decisione di arrestarli si basa sul presunto rischio che i giornalisti potessero distruggere prove durante il corso delle indagini.
Questo episodio si inserisce in un contesto politico e sociale turco già teso, segnato dalla recente sospensione dall’incarico del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, a seguito di un suo arresto per corruzione. Proprio ieri sera, il principale partito di opposizione turco, il Chp, ha organizzato una manifestazione a Istanbul a sostegno di Imamoglu. Oltre mille persone si sono riunite a Sisli, un distretto di Istanbul il cui sindaco è anch’egli stato arrestato nell’ambito della stessa inchiesta che ha coinvolto Imamoglu.
“Vogliamo giustizia nell’economia, nell’istruzione, nella magistratura, nella sanità. Questa lotta, iniziata con il popolo a difesa della democrazia, non si fermerà”, ha dichiarato Imamoglu in un messaggio dal carcere letto durante la manifestazione.
L’arresto di Soykan e Agirel, figure di spicco del giornalismo investigativo turco, solleva interrogativi inquietanti sulla tutela della libertà di stampa e sul ruolo dei media in una società democratica. Il sequestro dei loro strumenti di lavoro rappresenta un duro colpo alla loro capacità di indagare e informare l’opinione pubblica su questioni di interesse cruciale.
La tempistica di questi arresti, che seguono di poco la sospensione di un importante esponente dell’opposizione e le proteste a suo sostegno, non fa che aumentare le preoccupazioni riguardo a un possibile clima di repressione nei confronti del dissenso e delle voci critiche. L’accusa di “ricatto” e “minacce”, spesso utilizzata in contesti autoritari per silenziare giornalisti scomodi, necessita di prove concrete e trasparenti per non apparire come un pretesto per limitare la libertà di informazione.
La comunità internazionale e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani stanno certamente monitorando con attenzione gli sviluppi di questa vicenda, che rischia di incrinare ulteriormente l’immagine della Turchia in termini di rispetto dei principi democratici e dello stato di diritto. La capacità dei giornalisti di svolgere il proprio lavoro senza timore di ritorsioni è un pilastro fondamentale di ogni società libera e aperta. L’arresto di Soykan e Agirel rappresenta un segnale allarmante per il futuro della libertà di stampa nel paese.