VARESE, 3 maggio 2025- di GIANNI BERALDO
Sempre molto sentita ma soprattutto partecipata a Varese la Giornata del Volontariato, fortemente voluta negli anni dall’assessore ai Servizi Sociali Roberto Molinari, in collaborazione con l’associazione Varese Solidale, Farsi Prossimo e la Fondazione Comunitaria del Varesotto.
Come per le precedenti edizioni, a partire dalle 8 di questa mattina Corso Matteotti è tutto un fiorire di gazebi con decine di associazioni ed Enti che del volontariato e aiuto alle persone in difficoltà ne hanno fatto una missione.
Fitto il programma di una giornata, che vede il clou con la Cena Solidale prevista questa sera alle ore 20 presso la chiesa della Brunella (costo 30 euro), che prevede pure la Lotteria Solidale.
Tra i vari eventi, molto interessante l’incontro pubblico al salone Estense, iniziato alle ore10 e appena conclusosi, intitolato ‘Grave emarginazione-come si diventa poveri?’

Evento al quale hanno partecipato relatori d’eccezione quali Ivo Lizzola (professore ordinario di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità, del conflitto e della mediazione presso l’Università di Bergamo), l’attore teatrale Christian Di Domenico (È il principale erede ed insegnante della metodologia d’arte drammatica alschitziana in Italia) e Stefano Bonometti (docente Università dell’Insubria Varese), moderatore dell’incontro.
Una sala stracolma ha ascoltato con molta attenzione i vari interventi, come quello del professore Lizzola “Quando ti confronti con persone in difficoltà. Emarginate, poveri o carcerati, i saperi e le tue competenze di fanno sentire in colpa. Devi spogliarti di tutto questo e della tua presunzione di sapere. Bisogna fare degli esercizi di spoliazione, come così bene ha insegnato Papa Francesco. Esercizi di spoliazione soprattutto da mettere in atto nelle aree di ricchezza. Se lo facciamo riusciremo a fare rifiorire la nostra convivenza e relazione con gli altri”.
Un saggio dogma al quale Lizzola aggiunge “ il tema delle rete dell’incontro sono parole chiave e la chiesa si pone come luogo privilegiato per questi incontri con i poveri, gli emarginati ecc…”.
Insomma affiancare chi è in difficoltà anche grazie a uno spazio rigenerativo, questo il focus del dibattito e del pensiero corrente.
Relazioni che l’attore Di Domenico riflette in ambito teatrale “ I momenti teatrali sono utili nel creare percorsi significativi anche nel ritrovare sé stessi. Devo però ammettere che non è sempre facile trovare una giusta relazione tra pubblico e attori. Questo perché fondamentalmente tutti noi abbiamo difficoltà nel relazionarci con gli altri”
Di Domenico poi racconta al pubblico la storia di un ragazzo e della sua odissea di profugo in fuga dal Pakistan, attraversando diversi Paesi e affrontando mille disavventure inventandosi pure del lavori per sopravvivere. “Poi qualcuno in Italia gli ha teso la mano-dice Di Domenico- permettendogli di rinascere, di trovare la giusta via”.
Insomma quel gesto non solo simbolico di tendere la mano rimane importantissimo: se ce lo ricordassimo più spesso forse staremmo tutti meglio.