Coordinamento Nazionale Docenti Diritti Umani: “La morte di Anna Chiti non sia vana”

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VARESE, 19 maggio 2025-Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime il suo profondo cordoglio per la tragica scomparsa di Anna Chiti, la diciassettenne studentessa dell’Istituto Nautico “Vendramin Corner” di Venezia, e si stringe al dolore della famiglia, della comunità scolastica e dei compagni. Di fronte a questa inaccettabile perdita, il Coordinamento lancia un accorato appello pubblico alle istituzioni e all’intera società civile affinché sia garantita una reale e concreta tutela dei giovani impegnati nei percorsi formativi e nei primi passi nel mondo del lavoro.

Quella che doveva essere per Anna un’esperienza formativa ricca di stimoli si è trasformata in un dramma evitabile. La sua giovane vita, spezzata al suo primo giorno di lavoro su un catamarano turistico a causa di un incidente, è la tragica conseguenza di un sistema che troppo spesso non assicura le minime condizioni di sicurezza. Anna era animata da un’autentica passione per il mare e da un forte senso di responsabilità, entusiasta di questa nuova opportunità. Non possiamo permettere che il suo sogno infranto venga archiviato come una semplice fatalità.

La morte di Anna ci chiama a una profonda riflessione e a una collettiva assunzione di responsabilità. Con forza, chiediamo:

  • Controlli più rigorosi e frequenti nei luoghi di lavoro che accolgono minorenni. Ogni azienda, ente o realtà che coinvolge studenti deve essere sottoposta a certificazioni, monitoraggi e ispezioni periodiche da parte di organi indipendenti e qualificati. È imperativo impedire l’assegnazione di compiti inadeguati a chi non ha ancora completato la propria formazione o non possiede l’esperienza necessaria per affrontare situazioni critiche.
  • Trasparenza assoluta sui contratti, le mansioni e le condizioni lavorative. Le famiglie, le scuole e gli studenti devono avere accesso a informazioni dettagliate sulle attività da svolgere, sul livello di rischio, sulla formazione ricevuta e sui dispositivi di sicurezza previsti. Solo così si potrà parlare di vera tutela e di scelte consapevoli.
  • Un sistema di responsabilità chiaro e vincolante. Ogni incidente grave deve innescare un’immediata indagine e un’accurata tracciabilità delle responsabilità. È indispensabile istituire un registro nazionale delle segnalazioni e delle inadempienze, per conservare la memoria degli eventi e intervenire preventivamente per evitare future tragedie.
  • L’istituzione di un organismo di vigilanza interministeriale permanente. È urgente creare un sistema di sorveglianza e intervento che coinvolga attivamente il Ministero dell’Istruzione, del Lavoro, della Sanità, della Protezione Civile e le associazioni professionali, con l’obiettivo di coordinare, aggiornare e rendere realmente operative le normative a tutela degli studenti.
  • La promozione di una cultura della sicurezza. La sicurezza non può più essere percepita come un mero adempimento burocratico. Deve diventare una parte integrante dell’educazione civica, un valore irrinunciabile da coltivare nei percorsi formativi scolastici e da vivere in ogni ambito della vita sociale e lavorativa.

La perdita di una giovane vita di soli diciassette anni, che sognava di solcare i mari come ufficiale di coperta, non può e non deve rimanere un tragico episodio isolato e senza conseguenze concrete. È un doloroso campanello d’allarme che riguarda ognuno di noi. Le scuole, le istituzioni, le aziende e le famiglie devono unirsi per costruire una solida rete di protezione attorno ai nostri giovani.

Il lavoro non può essere un pericolo. L’apprendimento non può essere una condanna. La formazione deve sempre tutelare, mai esporre alla morte.

Per Anna, per tutti gli studenti che ogni giorno cercano il loro posto nel mondo, pretendiamo giustizia e sicurezza. Subito.