Boxe in lutto: addio a Nino Benvenuti, l’Immenso campione che fece sognare l’Italia

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VARESE, 20 maggio 2025-Il mondo della boxe piange la scomparsa di Nino Benvenuti, un nome che per generazioni ha rappresentato l’eccellenza e il sogno sul ring. La notizia della sua morte, seppur nell’aria, ha colpito profondamente l’ambiente sportivo, lasciando un vuoto incolmabile. Benvenuti non è stato solo un pugile, ma un’icona, “il più grande”, un marchio indelebile che ha fatto sognare l’Italia dagli anni ’60 in poi.

Nato come Giovanni, ma per tutti semplicemente Nino, ha raccolto l’eredità di grandi campioni, come il concittadino Tiberio Mitri. Fin dagli anni ’50, da dilettante, il suo fisico asciutto e il suo volto da “studentello” sorprendevano avversari esperti dell’Est, con record impressionanti di centinaia di incontri. La sua boxe essenziale, fatta di colpi dritti e precisi, batteva gli avversari tra lo stupore generale. Con circa 200 match da dilettante, conquistò il primo tricolore agli Assoluti di Parma nel 1956 come peso Welter. Il suo allungo di sinistro era una barriera insormontabile, e con il passare degli anni i trionfi si moltiplicarono, culminando con la vittoria dei Campionati Europei a Praga e Lucerna come superwelter.

Le Olimpiadi di Roma del 1960 lo videro calare l’asso per l’Italia. Come peso welter, infilò i suoi avversari con una sicurezza che non lasciò mai dubbi sull’oro che sarebbe stato suo. Lasciò il dilettantismo con una sola sconfitta, peraltro immeritata e poi cancellata dal suo record, per passare professionista subito dopo le Olimpiadi.

La sua carriera da professionista fu una cavalcata senza soste, un’imbattibilità fino al 1966, quando fu sconfitto ingiustamente a Seul da Kim Soo Ki, un pugile che aveva già battuto alle Olimpiadi. Prima di quella sconfitta, era detentore del titolo mondiale dei superwelter, conquistato e difeso in due incontri storici contro Sandro Mazzinghi, match che ancora oggi sono ricordati come reliquie della nostra boxe.

Il 17 aprile 1967, l’Italia ascoltava a notte fonda la radiocronaca di Paolo Valenti, seguendo la sfida tra Nino ed Emile Griffith, grande campione dei medi, a New York. Benvenuti sconfisse nettamente il grande avversario. La rivalità tra i due ebbe altri due capitoli, con una vittoria per Griffith e un’incredibile vittoria per Nino nella terza sfida. Benvenuti conservò il mondiale per tre anni e mezzo, mettendo in riga i suoi avversari, incluso il capolavoro pugilistico contro il cubano Luis Manuel Rodriguez, messo KO all’11° round.

Il 7 novembre 1970, un ancora sconosciuto Carlos Monzon calò a Roma e, davanti a un pubblico ammutolito, mise KO Benvenuti al 12° round. Era la fine di un’era, un ritiro annunciato da qualche match ma mascherato dalla sua classe innata, dalla sua scelta di tempo e dalla sua intelligenza.

Si è ritirato nel 1971 con un record di 83 vittorie e 7 sconfitte. Dopo il ring, Nino Benvenuti è rimasto nel mondo della boxe come commentatore e uomo immagine, sempre disponibile e gentile con tutti.

Il Dott. Flavio D’Ambrosi, Presidente della Federazione Pugilistica Italiana (FPI), ha ricordato così il grande Nino:

“Ciao, Immenso Nino. I grandi uomini fanno grande lo sport. Nino ci ha lasciato, ha lasciato il suo ring, la sua nobile arte e quanti lo hanno amato. Tuttavia, il suo ricordo rimarrà indelebile, la sua figura è già mito e leggenda. L’Italia pugilistica e tutto il mondo sportivo lo ricorderanno per sempre. Stile, eleganza e raffinatezza dentro e fuori dalle 4 corde, spesso mio padre mi ha raccontato le tue straordinarie vittorie e quel tuo essere uomo da popolo della boxe. Da campione olimpico a campione mondiale, hai regalato agli italiani quel senso di appartenenza ed orgoglio che solo i grandi personaggi possono dare. Caro Nino sei stato quel raggio di sole che ha illuminato il pugilato italiano anche all’imbrunire dei tempi moderni. Sei nella storia e nei cuori di tutti coloro, tanti, che ti hanno amato. Condoglianze ai familiari e ai suoi cari.”

Il vuoto lasciato da Nino Benvenuti è immenso, ma la sua eredità, fatta di coraggio, eleganza e successi straordinari, continuerà a ispirare generazioni di pugili e appassionati.