Gaza, la fame è un’arma, Associazione Culturale Pediatri: “Non possiamo tacere”

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Crisi umanitaria a Gaza (www.focsiv.it/porre-fine-alle-uccisioni-e-alla-fame-a-gaza/)

VARESE, 28 maggio 2025-La morte per fame di Mohammed, un bambino palestinese di 4 anni, lo scorso 25 maggio a Gaza, ha riacceso i riflettori sulla drammatica situazione umanitaria nella Striscia. Mohammed non è deceduto a causa di una carestia naturale, ma in un contesto in cui l’accesso agli aiuti umanitari è sistematicamente negato, trasformando la fame in un’arma di guerra.

A distanza di poche ore dalla morte di Mohammed, la dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra palestinese in servizio all’ospedale Nasser di Khan Yunis – uno dei pochi ancora attivi a Gaza – ha vissuto l’orrore più grande: i corpi senza vita di nove dei suoi figli, vittime di un bombardamento israeliano. L’unico figlio sopravvissuto versa in condizioni critiche. Questi eventi di una crudeltà inaudita ci lasciano annichiliti, con un senso di inermità e la percezione che il nostro raggio d’azione sia insignificante. Spesso si preferisce il silenzio, nella vana speranza che il resto del mondo sia ugualmente indignato di fronte alla totale assenza di protezione e diritti per i più deboli.

Diverse società scientifiche e associazioni mediche stanno lanciando appelli accorati per la protezione dell’infanzia nei conflitti armati, esprimendo profondo cordoglio per le innumerevoli vittime civili. Come riportato da un editoriale del Lancet del 24 maggio, ogni giorno 35 bambini vengono uccisi a Gaza, portando il totale a 18.000 bambini morti fino ad oggi. Gaza ospita la più grande coorte di bambini e bambine amputati, oltre a coloro che muoiono e moriranno di fame non per carestia, ma per l’impossibilità di accedere agli aiuti umanitari. La fame non può e non deve essere un’arma di guerra, né una moneta di contrattazione.

Come madri e padri, come pediatri che si prendono cura dei bambini e delle loro famiglie, e come Associazione Culturale Pediatri (ACP), ribadiamo con forza l’enorme gravità di questa situazione e la nostra profonda indignazione. Il nostro appello, unito a quello di altre istituzioni e associazioni, mira a porre fine il prima possibile alla negazione dei diritti umani e alla totale assenza di protezione nei confronti dei bambini. La distruzione del popolo palestinese avrà ripercussioni enormi sulle generazioni a venire, sui figli e sui nipoti dei bambini che, miracolosamente, sopravvivranno a tutto questo.