Femminicidio: non è colpa delle donne, ma dell’educazione degli Uomini

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Martina ennesima vittima di femminicidio

VARESE, 31 maggio 2025-L’ennesimo femminicidio, quello della giovane Martina per mano di Alessio, riaccende una ferita profonda e ripropone un’accusa inaccettabile: la colpa è della donna, “se l’è andata a cercare”. Questa narrazione tossica e perversa deve finire. Il dramma dei femminicidi affonda le sue radici nell’educazione, sì, ma non nell’educazione delle donne, bensì in quella degli uomini.

Alessio ha dichiarato di aver colpito Martina perché aveva rifiutato un suo abbraccio. È qui che risiede il nocciolo della questione: nell’intendere la donna, a qualsiasi età, come un oggetto di possesso e nell’incapacità dei maschi, a qualsiasi età, di accettare un rifiuto. Questa mentalità distorta non può più essere tollerata.

Spostare il focus: dalle donne agli uomini

È giunto il momento di spostare il focus dalle donne agli uomini. Non possiamo più accettare che, in maniera più o meno velata, la responsabilità ricada sempre sulle vittime, colpevoli di aver “cercato” la propria sorte. Dobbiamo riflettere urgentemente sull’educazione dei giovanissimi uomini, spesso lasciati soli a sperimentare il loro approccio sessuale attraverso siti di pornografia online. Crescono con l’idea di non poter manifestare le proprie emozioni e i propri sentimenti, indotti a perseguire un modello di “macho” prepotente e forte, condizionati da un contesto culturale, sociale ed economico pensato a misura di maschio.

Le donne subiscono quotidianamente ogni tipo di violenza: psicologica, economica e fisica. Troppo spesso, queste forme di violenza non sono neppure percepite come tali e vengono ritenute accettabili nel senso comune. La violenza di genere è trasversale, presente in ogni ceto sociale e contesto, anche quelli di alto livello di istruzione ed elevato profilo economico. Ha radici profonde nell’idea di relazione non paritaria tra uomini e donne e negli stereotipi che pervadono la nostra società.

La questione è educativa? Certo che sì!

È fondamentale chiedere a gran voce che l’educazione affettiva e sentimentale diventi programma curricolare nelle scuole di ogni ordine e grado. Dobbiamo dissociarci con forza da quegli “omuncoli” che usano linguaggi, gesti e allusioni inappropriati nei confronti del genere femminile. È un imperativo impegnarsi affinché le ragazze possano crescere libere di fare le loro scelte e non debbano mai più sentirsi inadeguate o in colpa per essere semplicemente se stesse.

Dobbiamo consolidare l’impegno quotidiano nel tessere una rete solida tra Istituzioni, associazioni ed enti che lavorano nell’ambito della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere. Incolpare una quattordicenne della sua stessa morte è intollerabile. Questa è l’essenza più cruda del concetto di patriarcato che ancora permea la nostra società.

È il momento di alzare la voce e chiedere con forza che l’educazione affettiva e sentimentale diventi parte integrante dei programmi scolastici di ogni ordine e grado. Dobbiamo prendere le distanze, senza riserve, da quegli individui che usano linguaggi, gesti e allusioni inappropriate nei confronti delle donne. È cruciale impegnarsi con tutte le nostre energie affinché le ragazze possano crescere libere di fare le proprie scelte, senza mai più sentirsi inadeguate o in colpa per essere semplicemente se stesse.

Dobbiamo inoltre consolidare ogni giorno il nostro impegno, tessendo una rete solida e coesa di Istituzioni, associazioni ed enti che lavorano incessantemente nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere. Incolpare una quattordicenne della sua stessa morte è non solo intollerabile, ma è l’essenza più cruda e spietata del concetto di patriarcato che ancora permea la nostra società.

Conferenza Donne Democratiche della Provincia di Varese