Protesta a Varese: Ultima Generazione contro Carrefour per Palestina e agricoltori

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VARESE, 7 giugno 2025-Questa mattina, due attivisti della campagna “Il Giusto Prezzo” di Ultima Generazione hanno manifestato all’interno di un supermercato Carrefour a Varese.

L’azione, semplice ma mirata, ha visto Paolo, uno dei partecipanti, tenere un discorso per denunciare la presunta complicità di Carrefour con il “genocidio in Palestina” e invitare i presenti a boicottare la Grande Distribuzione Organizzata (GDO). L’obiettivo della campagna è raccogliere almeno 100.000 adesioni entro l’11 ottobre per lanciare un boicottaggio nazionale e generare una pressione economica tangibile.

L’azione di Varese si inserisce in un contesto più ampio di proteste simili che hanno avuto luogo in diverse città italiane, tra cui L’Aquila, Foligno, Sassari, Bologna, Torino e Roma. Nella capitale, a quattro persone è stato impedito l’ingresso in un supermercato Esselunga. In altre località, è stata segnalata la presenza di personale della Digos, che ha provveduto a identificazioni e controlli. Gli attivisti esprimono preoccupazione per questa pressione sulle manifestazioni pacifiche, soprattutto all’indomani dell’approvazione del Decreto Legge Sicurezza, suggerendo che potrebbero essere in atto nuove strategie per criminalizzare le forme di protesta non violente.

Le motivazioni alla base del boicottaggio della GDO, secondo Ultima Generazione, sono molteplici. Da un lato, la GDO viene accusata di schiacciare gli agricoltori italiani con prezzi insostenibili, aggravando una situazione già precaria a causa della crisi climatica. Dall’altro, come evidenziato dall’azione di Varese, Carrefour è ritenuta complice del presunto genocidio in Palestina, attraverso rapporti economici con aziende israeliane coinvolte nell’occupazione dei territori palestinesi.

Gli attivisti sottolineano che la situazione in corso a Gaza e in Cisgiordania non è solo una violazione dei diritti umani, ma una strategia deliberata per annientare il popolo palestinese, attraverso “attacchi militari indiscriminati, colonizzazione, regime di apartheid e l’uso della fame e dell’acqua come strumenti di guerra”. L’azione odierna si collega direttamente alla manifestazione nazionale per la Palestina che si tiene a Roma, con un messaggio chiaro: “non possiamo restare complici”. In un momento in cui il governo israeliano, guidato da Netanyahu, intensifica l’uso sistematico della fame come arma, è fondamentale prendere una posizione concreta anche in Italia contro tutte le aziende che collaborano con questo sistema.

Secondo Ultima Generazione, Carrefour non è neutrale. I consumatori hanno il potere di scegliere di non alimentare con i loro acquisti “violenza, speculazione e distruzione”. Per questo, l’organizzazione invita tutti a firmare l’impegno al boicottaggio in vista dell’autunno, per la “giustizia climatica, economica e sociale”, per i “diritti delle lavoratrici e dei lavoratori” e per la Palestina.

Dal 2022 la multinazionale francese ha avviato un franchising con la società israeliana Electra Consumer Products e la sua controllata Yenon Bitan, entrambe attive nelle colonie israeliane illegali. Sugli scaffali dei punti vendita della Yenon Biten, in territori occupati illegalmente, si trovano prodotti Carrefour; “inoltre ricorda il movimento BDS il Gruppo Carrefour e le sue filiali locali sostengono apertamente l’esercito di occupazione israeliano nel massacro che si sta svolgendo a Gaza, consegnando razioni alimentari ai suoi soldati. Ciò costituisce un sostegno logistico al genocidio dei palestinesi a Gaza”. Quello di Carrefour è l’estremo di un sistema, quello della grande distribuzione organizzata che è già basato sullo sfruttamento e delle persone e degli ecosistemi; un sistema che da un lato si basa sullo sfruttamento dei lavoratori e, nel caso dei prodotti agro-alimentari – di braccianti e piccoli produttori – con la cronaca che lo ricorda continuamente, dall’altro si arricchisce sempre di più, come indica un recente report dell’area commerciale di Mediobanca. Un settore che chiude il 2024 con 113 miliardi di fatturato (+3% rispetto all’anno precedente) con i margini di guadagno ai massimi dal 2019.

La campagna lanciata oggi è semplice: se entro l’autunno raccoglieremo 100.000 adesioni, da ottobre partirà un boicottaggio organizzato contro i supermercati, per chiedere al governo il taglio dell’IVA sui beni essenziali, finanziato con un prelievo sugli extraprofitti delle grandi aziende responsabili della crisi climatica. Il boicottaggio è una tattica di pressione collettiva che può funzionare: in Croazia ha portato il governo a calmierare i prezzi. Colpendo economicamente e mediaticamente la GDO, possiamo spingerla a sostenere la nostra richiesta. Non toglie responsabilità alla grande distribuzione, che è uno dei settori più potenti e meno trasparenti del Paese: mentre milioni di famiglie e agricoltori subiscono l’inflazione climatica, i colossi del commercio aumentano profitti e potere, scaricando i costi su chi è più fragile. Il boicottaggio sarà complementare alle altre forme di disobbedienza civile già praticate da Ultima Generazione: non è una rinuncia, ma un passo in avanti verso una partecipazione di massa, accessibile, determinata ed efficace.