OPERA (MI), 17 giugno 2025 – Si è tenuto questa mattina presso la Casa di Reclusione di Opera il convegno “Il lavoro apre le porte: opportunità economica e sociale“, un’iniziativa congiunta del Difensore regionale della Lombardia, Gianalberico Devecchi, e del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia. L’evento ha messo a confronto il mondo imprenditoriale e il sistema carcerario per discutere le sinergie necessarie a favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti.
Nel suo intervento introduttivo, il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Federico Romani, ha sottolineato l’importanza del “recupero di chi ha sbagliato e ha compreso l’errore come un dovere delle istituzioni”. Romani ha evidenziato come il lavoro rappresenti un “ponte tra il carcere e la realtà che c’è ‘fuori’”, offrendo una concreta occasione di riscatto sociale fondata sul concetto di fiducia. “Dare fiducia è la parola chiave da cui partire per promuovere, nei fatti, il reinserimento sociale dei detenuti e per far parlare i due ‘mondi’ e proporre ai detenuti la prospettiva di un ‘nuovo inizio’,” ha affermato il Presidente.
I dati presentati al convegno hanno rafforzato la tesi dell’importanza del lavoro. La recidiva, ovvero la ricaduta nel reato, scende drasticamente al 2% tra coloro che intraprendono un percorso lavorativo all’interno o all’esterno del carcere. Al contrario, la recidiva supera il 70% tra chi non ha accesso a queste opportunità. “Per questo è fondamentale dare ai detenuti una ‘seconda possibilità’ e il lavoro è lo strumento principale di questo percorso,” ha ribadito il Presidente Romani.
In Lombardia, circa 2.500 detenuti sono attualmente assunti alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria, mentre 930 lavorano per soggetti privati, tra imprese e cooperative.
L’iniziativa odierna mira proprio a promuovere un percorso di possibili sinergie tra il mondo carcerario, le imprese e il terzo settore, in un’ottica di inclusione, responsabilità sociale e prevenzione della recidiva.
“Dobbiamo favorire il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti,” ha spiegato il Difensore regionale della Lombardia e Garante regionale dei detenuti, Gianalberico Devecchi. “È necessario un aumento degli investimenti e delle iniziative mirate a favorire l’accesso di detenuti ed ex detenuti alla formazione professionale, condizione indispensabile per facilitare in modo qualificato il loro inserimento nel mondo del lavoro.” Devecchi ha inoltre ricordato un vantaggio spesso sottovalutato: “Le imprese che assumono detenuti o ex detenuti possono godere di sgravi fiscali e contributivi significativi, rendendo l’assunzione più vantaggiosa.”
Dopo gli interventi del Presidente Romani e del Difensore Devecchi, la discussione ha visto la partecipazione di figure chiave del mondo penitenziario e sociale. Sono intervenuti la Direttrice della Casa di reclusione di Opera, Stefania D’Agostino, il Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Maria Milano Franco D’Aragona, la Presidente della Commissione speciale regionale sulla situazione carceraria, Alessia Villa, il Vice Presidente della Commissione, Luca Paladini, e Carlo Lio, già Garante regionale dei detenuti.
La giornata è proseguita con un panel di discussione che ha coinvolto Teresa Mazzotta (Direttrice dell’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna di Milano), Giorgio Treglia (avvocato giuslavorista e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Milano), Maurizio Del Conte (Presidente di AFOL Metropolitana e professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’Università Bocconi), Don David Riboldi (Cappellano della Casa Circondariale di Busto Arsizio), Anna Bonanomi (Presidente de “La Valle di Ezechiele”), Lorenzo Belverato (laboratorio di panificazione “Buoni dentro”), Riccardo Bettiga (Garante regionale per la tutela dei minori e delle fragilità), Elisabetta Ponzone (Cooperativa “Officina dell’Abitare”) e Federica Della Casa (Cooperativa sociale “Opera in Fiore”).
Il convegno ha rappresentato un passo significativo verso una maggiore collaborazione tra istituzioni, imprese e terzo settore, con l’obiettivo comune di costruire un futuro più inclusivo per chi esce dal carcere.