VARESE, 19 giugno 2025-Negli ultimi giorni, la notizia della presenza di cocaina e antibiotici nelle acque reflue della provincia di Varese, con particolare riferimento all’impianto di depurazione di Sant’Antonino a Lonate Pozzolo, ha generato un ampio dibattito. Su questo tema interviene Francesco Carbone, dirigente provinciale di Fratelli d’Italia – Varese, per offrire una riflessione tecnica e politica.
Carbone sottolinea l’importanza strategica dell’impianto di depurazione di Lonate Pozzolo, uno dei più grandi della Lombardia. “Serve un’ampia porzione della provincia di Varese e raccoglie anche i reflui provenienti dall’aeroporto di Malpensa, che per traffico di passeggeri rappresenta una vera e propria ‘città internazionale'”, spiega. È dunque naturale che da un bacino così vasto provengano acque reflue con concentrazioni variabili di microinquinanti. Carbone invita a leggere il dato numerico con attenzione: “Non è indice di degrado del territorio, ma espressione della funzione centrale svolta dall’impianto”.
Il dirigente di Fratelli d’Italia esprime apprezzamento per il lavoro di ricerca condotto da Alfa Srl, che ha presentato i risultati relativi alla presenza di microinquinanti nelle acque reflue, inclusi antibiotici e droghe. “Si tratta di dati di grande rilevanza, non solo per il nostro territorio, ma per l’intero panorama nazionale, poiché offrono una delle prime fotografie complete sulla diffusione di queste sostanze in Italia”, afferma Carbone. Nonostante la complessità analitica, lo studio evidenzia come gli impianti di trattamento siano in grado di rimuovere oltre il 95% di queste sostanze, confermando l’efficacia del sistema di depurazione locale. “È un segnale importante, che rassicura i cittadini, ma che al contempo invita alla consapevolezza e alla responsabilità condivisa nella gestione dei contaminanti emergenti”, conclude Carbone, augurandosi che questo studio possa rappresentare una base preziosa per future politiche ambientali e sanitarie a livello nazionale.
Per Fratelli d’Italia, la vera sfida non è tanto la cocaina, quasi totalmente abbattuta dal sistema di trattamento, quanto l’elevata concentrazione di antibiotici residui. “Queste sostanze, pur essendo state digerite ed espulse dal corpo umano attraverso urina e feci, non vengono del tutto trattenute dagli impianti, finendo nei corsi d’acqua e provocando effetti ecologici gravi e un rischio concreto di antibiotico-resistenza“, evidenzia Carbone. Questo aspetto solleva un problema ben più serio e diffuso, con implicazioni dirette sulla salute pubblica e sull’ambiente a lungo termine.
Carbone conclude il suo intervento invitando a informare e monitorare senza cadere nell’allarmismo. “Lonate Pozzolo non è un’anomalia, ma una risorsa per tutta la provincia; e la provincia di Varese non è affatto peggiore di altre, anzi si dimostra proattiva, trasparente e tecnicamente all’avanguardia grazie al lavoro di Alfa, dell’Istituto Mario Negri e dell’Università dell’Insubria che hanno tracciato una strada molto importante”, dichiara. “Ora tocca alla politica, alle istituzioni e ai cittadini fare la propria parte, con serietà e responsabilità come sono certo che avvenga con il Governo Meloni”. È fondamentale, quindi, che questi dati siano il punto di partenza per un dibattito nazionale serio e costruttivo volto a definire strategie efficaci per la gestione dei microinquinanti nelle acque reflue.