Essenza e Immagine: il percorso fotografico di Max Mandel

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MILANO, 19 giugno 2025-Dal 2 al 21 luglio 2025, gli ampi spazi di Palazzo Lombardia a Milano si animeranno con l’esposizione “Max Mandel. Sguardi di Luce”, una mostra curata da Giovanni Gazzaneo che celebra quarant’anni di attività del fotografo milanese Max Mandel. Questo progetto, promosso da Fondazione Crocevia con Fondazione La Rocca e realizzato in collaborazione con Regione Lombardia, offre al pubblico un percorso visivo unico attraverso centoventi fotografie, capaci di spaziare da scatti artistici a documentazioni di viaggi internazionali, esperienze personali, opere d’arte e contesti urbani, architettonici e paesaggistici.

La mostra è concepita come un viaggio tematico, suddiviso in sei sezioni che invitano lo spettatore a riscoprire, attraverso l’obiettivo di Mandel, la bellezza celata nel quotidiano, l’intensità dei piccoli gesti e la forza evocativa della luce.

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Sguardi di luce: La sezione d’apertura, “Sguardi di luce”, rivela l’abilità di Mandel nel cogliere dettagli minimi, trasformandoli in immagini quasi astratte. Giochi di luce e ombra su una parete, fiori in una vasca o aerei di carta in volo nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, sono solo alcuni esempi di scatti raccolti tra Europa, Medio Oriente e Asia.

Istanti: “Istanti” presenta una serie di fotografie realizzate con il telefono cellulare tra il 2016 e il 2018, dimostrando la versatilità e l’immediatezza dello sguardo di Mandel.

Incontri: Come suggerisce il titolo, la sezione “Incontri” pone le persone al centro dell’attenzione, immortalando volti e momenti con profonda sensibilità.

Lo spazio dentro: In “Lo spazio dentro”, l’occhio del fotografo si sofferma sulle suggestioni create dalle linee e dai volumi degli edifici, esplorando la relazione tra l’uomo e l’architettura.

Forme senza tempo: “Forme senza tempo” è interamente dedicata alla scultura, esaltandone le forme e le suggestioni artistiche.

L’altra metà del lavoro: L’ultima sezione, “L’altra metà del lavoro”, è un’intensa ricerca di Mandel sul lavoro femminile. Una serie di ritratti in bianco e nero, caratterizzati da un approccio non retorico, dove le protagoniste si offrono in dialogo con il fotografo, spesso proponendo oggetti o simboli legati alla loro attività.

Il curatore Giovanni Gazzaneo sottolinea come lo sguardo di Mandel sia “mosso dalla passione della bellezza del quotidiano”, capace di coniugare “sapere e vedere” per offrire non la superficie della realtà, ma la sua “essenza, la sua poesia più intima”. Una poesia che, come annota Stefano Zuffi, sembra evocare la stessa atmosfera di un haiku giapponese o “la vibrazione impressionista di un’acqua increspata di Monet”.

L’intensità delle immagini di Mandel è frutto di un’attenzione profonda, un ascolto silenzioso, un’arte che “scorre come acqua piena di limpidezza”, come osserva Arnoldo Mosca Mondadori. Questo approccio discreto e generoso permette alle immagini di restituire qualcosa di nascosto, aggiungendo al suo stile una qualità meditativa e aperta alla complessità del reale. Santo Versace descrive la sensazione nell’ammirare le sue opere come un “amore per le persone che incontra, per i luoghi che vede, per le cose del quotidiano che accoglie così come si offrono”.

Laura Leonelli descrive lo sguardo di Mandel non come una semplice visione, ma come un “attraversamento” e un’accoglienza della materia del mondo così com’è. Alla base dei suoi scatti c’è sempre la realtà, per quanto fragile, luminosa o imperfetta. A tal proposito, Henri Cartier-Bresson afferma: “Max Mandel è un occhio: sa vedere. È scoprire un mondo nuovo, e un’opera d’arte assoluta, che è al tempo stesso una particella autentica della nostra vita quotidiana”.

La mostra è arricchita da un catalogo pubblicato da Corsiero editore e Fondazione Crocevia, a cura di Giovanni Gazzaneo, con contributi di personalità di spicco come Henri Cartier-Bresson, Ottorino La Rocca, Laura Leonelli, Edoardo Milesi, Arnoldo Mosca Mondadori, Guido Oldani, Marco Roncalli, Davide Rondoni, Zingonia Zingone, Santo Versace e Stefano Zuffi.

Max Mandel, nato a Milano il 3 ottobre 1959, è un fotografo e ricercatore iconografico con una vasta esperienza in Europa, Asia e Americhe. Ha curato la documentazione fotografica delle campagne di scavo in Giordania dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e si dedica alla divulgazione della storia della fotografia, con particolare riguardo al XIX secolo. Le sue ricerche sono confluite in diverse raccolte, tra cui “Sguardi di luce”, “Appunti di Viaggio”, “L’altra metà del lavoro”, “Il Tigri e l’Eufrate”, “Viaggio in Italia”, “Ritagli di tempo”, “Decoupage” e “Cartoline da Street View”. Le sue fotografie sono presenti in numerosi volumi e pubblicazioni a livello nazionale e internazionale.

Tra le sue esposizioni più significative si ricordano quelle al Museo d’Arte Moderna di Konya (Turchia) nel 1986, al Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Milano nel 1996, alla Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco di Milano e allo Zoom International Photographic Exhibition in Giappone nel 2001, al Museo Nazionale di Fotografia di Brescia nel 2005, all’Università Selgiuchide e al Museo di Mevlana a Konya, alla Sala del Podestà a Rimini e all’Ambasciata d’Italia a Kabul nel 2008, alla Galleria d’Arte della Camera di Commercio a Chieti nel 2014, e al Polo culturale Le Clarisse e Museo Archeologico di Grosseto nel 2024.


Dettagli della Mostra: