Da ‘Festa dell’Unità’ a ‘Festa della Schiranna’: a Varese il Pd si allontana dal passato politico più a sinistra

0
512

VARESE, 28 giugno 2025- di GIANNI BERALDO

Un processo etimologico – e forse anche politico – lento ma inarrestabile, ha intaccato anche gli ultimi residui di quello che un tempo, a Varese ma non solo, era la sinistra del Partito Democratico.

Stiamo parlando della storica Festa dell’Unità, che troviamo ben viva e dinamica in molti altri paesi e città d’Italia, con il nome riportato a caratteri cubitali all’ingresso così come in locandine e manifesti.  A cancellare tale dicitura ci aveva già provato Matteo Renzi quando ricopriva il ruolo di segretario del Pd, senza riuscirvici.

Dappertutto meno che a Varese, o meglio nell’area feste della Schiranna.

Da quest’anno, infatti, la tradizionale Festa dell’Unità si è trasformata in “Festa della Schiranna”, come citano i manifesti che tappezzano la città. Difficile persino capire che si tratta di una festa del Partito Democratico, il cui simbolo lo si ritrova in formato mini, quasi impercettibile alla vista, in basso a destra.

Il programma prevede ancora qualche dibattito politico, seppur in tono minore rispetto al passato. Il focus principale sembra essersi spostato sul grande ristorante e sull’immancabile ballo liscio nella capiente balera coperta, quasi a voler privilegiare l’aspetto conviviale e di intrattenimento a discapito di quello più strettamente politico.

Questo cambiamento, lento ma progressivo, ha visto a Varese l’allontanamento dal partito di figure politiche che un tempo contavano per le loro qualità e per il loro afflato sinistrorso. Personaggi che oggi, nel PD varesino, non si vogliono più rendere partecipi, relegandoli in un angolo e dando vita a un partito con un’anima politica molto lontana da quella dei “padri fondatori”.

Le Feste dell’Unità erano, e in molti casi lo sono ancora, luoghi dove le persone si incontravano, discutevano, ballavano, mangiavano insieme, creando un forte senso di appartenenza politica (nel Partito Comunista prima, poi nei DS e ora nel PD). Erano feste aperte a tutti, indipendentemente dall’orientamento politico (sebbene il focus fosse ovviamente sul partito organizzatore). Questa apertura, unita alla varietà di attività proposte – dibattiti, concerti, spettacoli, giochi per bambini – le rendeva accessibili a un pubblico vasto, favorendo la partecipazione e il confronto anche con chi non era direttamente iscritto al partito.

Certo, la società è cambiata molto rispetto a un recente passato e con essa pure la politica che ne determina il cambiamento. Tuttavia, la Festa dell’Unità, da sempre, va ben oltre l’ovvia connotazione politica “di parte” per essere un luogo che si caratterizza per la sua rilevanza aggregativa, senza però dimenticare il proprio DNA politico.

L’organizzazione di queste feste si basa su un’imponente rete di volontariato. Migliaia di militanti e simpatizzanti dedicano il loro tempo libero, e spesso anche le ferie, per allestire stand, cucinare, servire ai tavoli, dimostrando un impegno civico e una dedizione alla causa politica che va, o forse è meglio dire andava, ben oltre la semplice affiliazione partitica.

La simbologia che determina una certa appartenenza politica è ancora importante, soprattutto per la storia del PCI prima e del PD in anni successivi.

Insomma, toglieteci tutto ma non la Festa dell’Unità, quella vera. A Varese, per ora, sembra che un pezzo di questa identità sia andato perduto.

direttore@varese7press.it