VARESE, 6 ottobre 2025-Le nanoplastiche, frammenti microscopici derivanti dall’inquinamento da plastica, non sono solo una minaccia per l’ambiente: sono già penetrate all’interno del corpo umano, raggiungendo persino il cervello. Un recente studio pubblicato su Nature ha rivelato la loro presenza nel tessuto cerebrale e la loro crescente accumulazione, in particolare in soggetti affetti da demenza. Di fronte a questa urgente evidenza, nasce un ambizioso progetto di ricerca scientifica per capire come queste particelle stiano influenzando la nostra salute neurologica.
L’iniziativa è promossa da Plastic Free Onlus, un’organizzazione da anni in prima linea nella lotta contro l’inquinamento da plastica, in collaborazione con l’Università San Raffaele di Roma. Si tratta del primo progetto scientifico avviato dalla Onlus e mira a rispondere a domande cruciali che, ad oggi, restano senza risposte chiare.
A guidare lo studio sarà il Professor Ennio Tasciotti, direttore scientifico di Plastic Free e docente al San Raffaele, uno dei massimi esperti nel campo delle nanotecnologie applicate alla salute umana.
Gli obiettivi della ricerca sono triplici e specifici:
Comprendere il superamento della Barriera Ematoencefalica: Analizzare in che modo le nanoplastiche riescano a violare la barriera ematoencefalica, la protezione naturale che isola il cervello dal flusso sanguigno.
Analizzare gli effetti sui Neuroni: Indagare come le particelle alterino il funzionamento dei neuroni e la loro capacità di trasmettere segnali.
Indagare la Neuroinfiammazione: Esaminare la relazione tra la presenza delle nanoplastiche nel cervello e lo sviluppo di processi infiammatori, fenomeni considerati tra i principali fattori scatenanti di patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.

L’urgenza di avviare questa ricerca è stata amplificata dai dati emersi dall’articolo su Nature: non solo le nanoplastiche (in particolare il polietilene) raggiungono il cervello, ma in alcuni casi la massa di plastica rinvenuta in soggetti con demenza era proporzionalmente equivalente a un cucchiaino di sostanza sul piano macroscopico.
Come spiega il Professor Tasciotti: “Si tratta di domande cruciali che oggi non hanno ancora risposte chiare e che, grazie a questa ricerca, potremo finalmente affrontare con metodo scientifico.”
Luca De Gaetano, presidente e fondatore di Plastic Free, sottolinea l’importanza di questo nuovo percorso: “Sapere che queste particelle invisibili non solo raggiungono il cervello ma vi restano, si accumulano e potenzialmente lo danneggiano, è sconvolgente. Finora abbiamo lavorato per togliere la plastica dall’ambiente. Oggi iniziamo un nuovo percorso per capire cosa accade quando quella plastica finisce dentro di noi. E lo facciamo puntando sulla scienza, perché solo con dati solidi possiamo affrontare questa sfida.”
Per poter avviare la fase sperimentale della ricerca sono necessari 100.000 euro, fondi destinati all’acquisto dei materiali, al finanziamento delle analisi e alla copertura dei costi utilizzo di strutture e tecnologie di laboratorio.
La raccolta fondi promossa da Plastic Free ha anche l’obiettivo di sostenere giovani ricercatori, dottorandi e tecnici, e di garantire la diffusione pubblica dei risultati, sia tramite pubblicazioni scientifiche che attraverso attività divulgative per informare la cittadinanza.
L’appello è rivolto ad aziende, fondazioni e singoli cittadini: “Non stiamo parlando del futuro, ma del presente. Le nanoplastiche sono già dentro i nostri corpi. È il momento di scoprire cosa stanno facendo e come poter contrastare i loro effetti negativi,” conclude De Gaetano.
Per contribuire a finanziare il progetto scientifico è possibile visitare la pagina dedicata sul sito della Onlus: www.plasticfreeonlus.it/cosa-facciamo/supporta-la-ricerca-scientifica.





