Da Varese a Gaza in Harley, il viaggio di 3000 km di Mauro Merino: “La gente continua a morire, dobbiamo fare qualcosa”

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Mauro Merino è partito sabato per la Palestina

VARESE, 7 ottobre 2025-Un rombo di motore che vuole essere un messaggio di pace, lungo oltre 3000 chilometri. È partita da Varese l’impresa di Mauro Merino, che sabato 5 ottobre ha inforcato la sua Harley Davidson per raggiungere la Palestina via terra, attraversando Croazia, Serbia, Bulgaria e Turchia.

L’obiettivo è nobile quanto ambizioso: “mandare un messaggio di pace, stanno morendo tante persone e in modo pacifico dobbiamo fare qualcosa,” spiega Merino.

L’iniziativa nasce come una risposta diretta e personale alla necessità di mantenere alta l’attenzione sulla crisi in corso, soprattutto dopo lo stop ad altre forme di protesta. “La Flotilla è stata fermata ed era ovvio… ma qualcuno ci deve arrivare, anche per un vero messaggio di solidarietà. Ci provo io via terra,” afferma l’attivista.

Merino è consapevole delle difficoltà, non solo logistiche, ma anche politiche, che potrebbero impedirgli di raggiungere la destinazione finale: “Sono un po’ teso perché capisco che la situazione è difficile. Mi bloccheranno prima, ma ci provo.” Poi sdrammatizza, aggiungendo un tocco di ironia: “Basta che non mi portino via la moto, che sono gelosissimo.”

Nonostante l’impegno e i preparativi, compreso l’allestimento della moto e la gestione della sua attività lavorativa (i suoi collaboratori non erano “tanto contenti” della partenza), la motivazione resta la sofferenza umana: “Ho una mia attività e i miei collaboratori non sono tanto contenti che io parta, ma credo che ognuno debba fare qualcosa. La gente continua a morire e questa è una cosa inaccettabile. Le mie intenzioni sono pacifiche.”

Il viaggio è anche un modo per esercitare pressione sulle istituzioni. “È importante tenere alta l’attenzione perché è importante che il governo capisca che deve fare un passo,” sottolinea Merino, chiarendo che la sua non è una critica diretta al potere esecutivo: “Il mio non è un attacco a Giorgia Meloni né al governo. La mia iniziativa vuole solo sensibilizzare.”

Merino spera che la sua mobilitazione stimoli il dialogo: “Spero che il governo si renda conto della mobilitazione e apra un tavolo di dialogo anche con chi protesta. Serve trovare un accordo prima che succeda qualcosa di brutto, lì non scherzano.”

Infine, l’attivista ci tiene a precisare che la sua impresa è interamente a suo carico, sia eticamente che economicamente, differenziando la sua posizione da quella di altri gruppi: “Questa è una mia iniziativa e non voglio pesare sulle tasche di nessuno. La responsabilità è mia. Comunque vada è a spese mie, per questo dico che non è giusto che gli attivisti della Flotilla chiedano di essere riportati a casa al governo: non posso obbligarlo ad aiutarmi e colpevolizzarlo se non lo fa.”

Il suo viaggio in solitaria si configura, dunque, come un atto di solidarietà radicale e auto-responsabile, nella speranza che il rombo del suo motore possa davvero far sentire la voce della pace.

redazione@varese7press.it