VARESE, 10 ottobre 2025-di GIANNI BERALDO
Prima di dirigersi verso la Sala Morselli della Biblioteca Civica per presentare il suo nuovo libro, la pluripremiata reporter di guerra Giuliana Sgrena, ospite questa sera a Varese, ha voluto soffermarsi a lungo, dialogando con le attiviste e gli attivisti del Comitato Varese per la Palestina. Il Comitato è presente da un paio di settimane con una grande tenda permanente allestita proprio nei pressi della Biblioteca, ai Giardini Estensi.
Sgrena è giunta a Varese per presentare il suo recente e straordinario libro, provocatoriamente intitolato “Me la sono andata a cercare. Diari di una reporter di guerra” (Laterza edizioni).
Trent’anni sui fronti di guerra
Il libro raccoglie storie e racconti di vita vissuta nell’arco di trent’anni in vari fronti di guerra, dove la giornalista è stata inviata speciale per coprire i maggiori conflitti: dall’Algeria all’Iraq, dalla Somalia all’Afghanistan, dalla Siria all’Eritrea. I suoi articoli hanno documentato un mondo in cui la guerra stava tornando a essere non più un’eccezione ma la normalità. Tutto questo tra mille pericoli e difficoltà, rese ancora più complesse dall’essere una donna.
Spesso, infatti, non è sufficiente essere una grande professionista. Molte volte bisogna sfidare anche arcaici e mai domi pregiudizi nei confronti delle donne, non sempre palesati da regimi come quello messo in atto dai talebani in Afghanistan, ma talvolta pure dai suoi stessi colleghi. È un libro che racconta episodi vissuti al limite, mettendo a rischio la propria vita per raccontare la verità senza compromessi e fuori dai luoghi comuni. Una narrazione in netto contrasto con un certo giornalismo fin troppo patinato e soggiogato a logiche di compromessi, spesso affidato a inviati non all’altezza ma abili nell’interpretare le volontà di chi dirige univocamente la comunicazione dai fronti di guerra.

Il ricordo delle vittime e la passione per il giornalismo
Giuliana Sgrena è lontana da questi cliché. È una reporter che ha condiviso la passione per un certo tipo di giornalismo con persone come l’amica mai dimenticata Ilaria Alpi, senza trascurare il sacrificio di altre colleghe come l’inviata Rai Maria Grazia Cutuli: entrambe rimaste vittime in momenti diversi di agguati.
E come dimenticare il sacrificio di Nicola Calipari, l’agente segreto italiano ucciso nel 2005 da un marines americano a Baghdad, mentre stava scortando Giuliana Sgrena (anch’essa ferita insieme all’autista) verso la green zone, dopo averla liberata. Alpi, Cutuli, Calipari: persone che Sgrena ovviamente non dimenticherà mai e che ha ricordato durante l’incontro, raccontando molto altro sulle difficoltà ma anche sulla passione del lavoro di inviato di guerra.
Quella passione per il giornalismo, ha raccontato Sgrena a una platea numerosissima, è nata quasi per caso: “Ho iniziato durante il periodo universitario, scrivendo per il settimanale Fronte Popolare, poi iniziai a lavorare per il giornale ‘Pace e Guerra‘, nella cui redazione vi era pure Paolo Gentiloni! Pensate un po’, che strade diverse abbiamo intrapreso. Ho avuto anche delle esperienze in Rai, decidendo alla fine di lavorare al quotidiano Il Manifesto, con il quale iniziai a girare il mondo come inviata di guerra”.

Dall’Algeria alla Palestina: l’importanza della solidarietà femminile
Sgrena, che non ama troppi giri di parole e le false lusinghe, predilige la praticità tipica di chi lavora sul campo. L’incontro è stato davvero interessante, un’ora durante la quale la giornalista ha incantato i presenti con storie tratte dal suo vissuto professionale, senza tralasciare l’importanza di quanto sta accadendo oggi in Ucraina e Palestina, territorio quest’ultimo che Sgrena conosce molto bene.
Ha espresso un legame particolare con l’Algeria, paese dove “ho maturato gran parte della mia professionalità grazie soprattutto alle donne algerine, in grado di aiutarmi nei momenti di difficoltà mettendo a fuoco la proverbiale solidarietà femminile, non facile però da mettere in pratica in certi contesti. Esperienze che mi hanno aiutato ad affrontare come reporter i successivi scenari di guerra”.
Giuliana Sgrena è un personaggio, una giornalista, una persona che ha molto da insegnare. E lo fa senza quella spocchia tipica di altri colleghi, che in realtà di storie da raccontare ne avrebbero ben poche.





