MONTEGROTTO TERME (PD), 12 Ottobre 2025 – È Andrea Boretti, con il team Eleven Studio, ad aggiudicarsi il primo posto della terza edizione del Y-40 Film Festival, la prestigiosa rassegna internazionale di cortometraggi subacquei. Il suo lavoro, “The Kite” (L’Aquilone), un cortometraggio di 7 minuti che rispetta il regolamento con un 30% di riprese subacquee, ha conquistato la giuria per la sua intensità narrativa e il suo profondo significato.
Il regista, sceneggiatore e produttore 46enne di Samarate, fondatore di Eleven Studio, ha trionfato in collaborazione con Elisa Chinello. La vittoria vale per Boretti una preziosa medaglia di vetro di Murano, realizzata dal maestro vetraio Stefano Dalla Valentina, e un premio di grande valore professionale: una giornata di lavorazione nel set subacqueo di Y-40 Studios, del valore di 10.000 euro, con allestimento fornito da Cinema Rental Venezia e premi offerti da Saramonic e SmallRig, partner del festival.
Un aquilone tra guerra e speranza
La pellicola vincitrice intreccia con delicatezza e forza i temi della memoria, del dolore generazionale e della speranza. Nelle immagini di “The Kite”, un uomo anziano nuota in un fiume, e ogni bracciata lo immerge nei ricordi frammentati di una vita segnata dalla guerra. È un aquilone che vola tra le macerie a riportargli alla memoria un ricordo più luminoso: l’amore giovanile per una ragazza.
Come spiega il regista Andrea Boretti, recentemente appassionatosi alla subacquea:

«Stavo leggendo un romanzo che raccontava della storia del popolo palestinese. Quasi contemporaneamente mi sono imbattuto nella poesia di Refaat Alareer, If I Must Die, e tutte queste cose insieme mi hanno ispirato a scrivere questa storia di un dolore molto forte che attraversa le generazioni. Ma nonostante tutto la speranza resta anche in una situazione così drammatica». L’aquilone, nel vento, diventa la metafora del diritto di esistere, di volare liberi, “nonostante i confini, la violenza, il piombo che cade”.
Le suggestive riprese subacquee, cuore estetico e narrativo del corto, sono state curate da Elisa Chinello nel fiume Ticino, vicino a Somma Lombardo (Varese), a settembre. «Le riprese sono state fatte in un’acqua fredda, con corrente, non limpida, un po’ torbida, con tanta sospensione e, infatti, più vera e realistica. L’estetica era giusta per questo messaggio», ha commentato Chinello.
Gli altri premiati: riconnessione e conversione
L’internazionalità del festival è stata confermata dagli altri piazzamenti. Il secondo posto è andato a Guillermo Acevedo (Messico) con “A window for hope”, che ha raccontato la commovente conversione di alcuni ex pescatori di squali, da cacciatori degli abissi a guardiani dell’oceano.
Il terzo piazzamento è stato assegnato a Carlos Luna con “Blue spirit”, un racconto intimo e ispiratore sulla campionessa e istruttrice di apnea ungherese Anna Horvath, che ha trasformato il timore in coraggio riconnettendosi all’oceano dopo un’esperienza di quasi annegamento.
Una Menzione Speciale è andata a “The Robottina” di Elena Del Mar (Italia/Gran Canaria), un cortometraggio che, con scene incalzanti, ha denunciato il crescente inquinamento acustico, anche quello marino. Infine, lo statunitense Payton Woods ha conquistato la Social selection con “A Golden Harbor Seal Hug”, un breve e magico “dialogo” in apnea con una foca a Laguna Beach.





