Guerra dei dazi e frammentazione globale: l’Italia resiste, ma le Imprese devono riscrivere l’export

0
249

MILANO, 13 ottobre 2025-L’Italia si conferma un’economia resiliente in Europa, ma la nuova “guerra dei dazi” e la crescente frammentazione del commercio globale impongono una profonda revisione delle strategie di export. È questo il monito lanciato dal Forum del Commercio Internazionale 2025, organizzato da ARcom Formazione con il patrocinio di Commissione Europea, SIMEST, AICE e Regione Lombardia, che ha riunito a Milano istituzioni, imprese e accademici.

“I dazi non sono più solo uno strumento economico: sono diventati un’arma geopolitica,” ha dichiarato Sara Armella, Managing Partner dello Studio Legale Armella & Associati e direttrice scientifica del Forum. “In questo scenario, la conoscenza doganale e la diversificazione dei mercati diventano leve di sopravvivenza per le imprese italiane.”

Moderato da Mariangela Pira (Sky TG24), il Forum ha evidenziato un mercato mondiale in forte tensione. Negli Stati Uniti, la politica tariffaria ha portato le aliquote medie al 17,9% – il livello più elevato dal 1934 – triplicando le entrate doganali a 29,6 miliardi di dollari al mese.

A livello internazionale, le misure restrittive sono cresciute di 3,5 volte rispetto al periodo pre-pandemico: nel 2024 sono state introdotte 4.370 barriere, con 2.235 già registrate nei primi dieci mesi del 2025. Questa tendenza è sintomo della cosiddetta “post-globalizzazione” o “frammentazione” del commercio.

Nonostante il clima internazionale, l’Italia mantiene il passo: nel primo semestre 2025 l’export ha raggiunto 322,6 miliardi di euro (+2,1%), un dato che contrasta con la flessione registrata da Francia e Germania (-0,9%).

L’export vale ormai un terzo del PIL nazionale, con gli Stati Uniti che si confermano il principale mercato extra-UE (11,6%). “L’Italia dimostra resilienza in un contesto di forte competizione globale,” ha commentato il Viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini. “La frammentazione geopolitica potrebbe far perdere al commercio mondiale fino a 3.000 miliardi di dollari entro il 2035. È fondamentale una gestione strategica dell’internazionalizzazione.”

Tuttavia, l’impatto dei dazi non è trascurabile: secondo l’Agenzia ICE, le imprese italiane potrebbero sostenere fino a 10,6 miliardi di euro di costi aggiuntivi, con un possibile effetto negativo sul PIL tra -0,2% e -1,4%. “Molte aziende hanno scelto di assorbire parte dei rincari pur di non perdere quote di mercato – ha aggiunto Armella – ma questo riduce i margini e aumenta la pressione sulla competitività.”

Il White Paper di ARcom Formazione, “Geoeconomia e guerra dei dazi: sfide e opportunità per le imprese”, ha individuato nuove traiettorie di sviluppo: solo il 13% dell’export italiano viaggia su rotte “nuove”, ma il potenziale inespresso vale oltre 85 miliardi di euro.

L’Unione Europea (UE) si muove strategicamente, vantando già 45 accordi di libero scambio con 79 Paesi extra-UE. Tra i mercati emergenti spiccano Mercosur, India e Sud-Est asiatico.

Attraverso un video messaggio, Raffaele Fitto, Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, ha sottolineato l’importanza di un’UE coesa: “Proteggendo competitività, sicurezza e valori, l’Europa ha posto il commercio con Paesi terzi al centro del dibattito. Il commercio internazionale resta leva di crescita, innovazione e lavoro: per questo la competitività e la solidità del mercato unico sono priorità.”

La forza dell’UE risiede anche nella capacità di definire standard elevati. Tatiana Salvi, Segretario generale di Asso.AEO, ha evidenziato: “Gli accordi di libero scambio non servono solo ad abbattere i dazi, ma anche a creare regole comuni su sostenibilità, diritti dei lavoratori e tutela delle indicazioni geografiche. È su questo terreno che il Made in Italy può fare la differenza.”

Enrico Letta, già presidente del Consiglio e Decano della IE University di Madrid, ha posto l’accento sul tema dell’autonomia strategica europea: “Abbiamo capito che non possiamo dipendere dalle grandi potenze… Dobbiamo essere europei forti, uniti, integrati, autonomi.”

“Oggi, a differenza di trent’anni fa, l’Europa non è più il centro del mondo,” ha concluso Letta, richiamando alla coesione. “Questo ci obbliga a essere più intelligenti, più aperti, ma anche più coesi. La nostra forza è proprio quella di avere regole e standard elevati.”