VARESE, 13 ottobre 2025-L’Italia si trova ad affrontare una crisi incendiaria di proporzioni allarmanti, che va ben oltre la tradizionale emergenza estiva. Secondo i recenti dati del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (EFFIS), il 2025 ha visto divampare 424 grandi incendi (superiori ai 30 ettari), distruggendo circa 65.000 ettari di territorio. Questo rappresenta un aumento del numero di eventi di circa il 44% rispetto alla media annua 2006-2024.
Il problema non è imputabile solo all’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici. L’analisi punta il dito contro la cattiva gestione del territorio e, soprattutto, contro il progressivo degrado del suolo, fattore che sta trasformando intere regioni in paesaggi infiammabili.
Praveena Sridhar, CTO del movimento Save Soil, commenta con preoccupazione: «Gli incendi boschivi non sono più solo un’emergenza estiva, ma sono collegati alla salute del suolo e alla desertificazione a lungo termine. I suoli sani e vivi trattengono acqua e umidità sufficienti a garantire la riduzione degli incendi boschivi diffusi».
Un suolo sano e ricco di materia organica agisce come una vera e propria spugna naturale, mantenendo la vegetazione idratata e meno incline a bruciare. La sua drastica riduzione al di sotto del 2% in molte zone pianeggianti, specialmente nel Sud e nelle isole, è un segnale concreto di allarme desertificazione. Quando questa capacità fondamentale viene meno, le piante si seccano, creando grandi quantità di “combustibile” che trasforma i paesaggi in vere e proprie polveriere.
Il circolo vizioso tra degrado e incendi ha conseguenze drammatiche non solo ambientali, ma anche economiche. L’Italia detiene il dato più allarmante d’Europa in termini di perdita di suolo: 8,3 tonnellate per ettaro continentale ogni anno. I paesaggi bruciati sono particolarmente vulnerabili a questa erosione, poiché la distruzione della vegetazione protettiva espone lo strato superficiale alle piogge intense, aumentando anche il rischio di frane e alluvioni che, secondo l’ISPRA, interessano il 23% del territorio nazionale.
Inoltre, la crisi è aggravata dalla contaminazione. Le ceneri e i detriti degli incendi possono trasportare residui tossici nei fiumi e nelle falde acquifere, esacerbando problemi preesistenti legati all’uso intensivo di pesticidi e all’elevata concentrazione di nitrati, in particolare nella Pianura Padana. L’ISPRA monitora attivamente i 15.000 siti potenzialmente contaminati in tutta Italia, sottolineando l’urgenza di una bonifica.
Un costo da 400 milioni e l’urgenza dell’agricoltura rigenerativa
L’emergenza suolo ha un peso tangibile sul bilancio nazionale. La Coldiretti ha quantificato in 400 milioni di euro il costo annuale della perdita di suolo per l’agricoltura. Questo dato è destinato ad aumentare esponenzialmente a causa dei danni diretti e delle esigenze di ripristino post-incendio.
Per invertire la rotta, l’agricoltura rigenerativa viene indicata come l’unica via percorribile. «Sostenere gli agricoltori italiani nella transizione verso un’agricoltura rigenerativa per aumentare la resilienza e il ripristino dei terreni dopo gli incendi è una priorità sia ambientale che economica», ribadisce Sridhar.
La tutela del suolo non è più un lusso, ma un investimento essenziale. La transizione verso pratiche sostenibili, il rimboschimento e l’adozione di tecniche a basso impatto – in linea con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) n. 15.3 delle Nazioni Unite – non solo possono mitigare il degrado e il rischio incendi, ma sono fondamentali per la sostenibilità delle coltivazioni agricole e per la sicurezza alimentare a lungo termine del Paese.





