VARESE, 13 ottobre 2025-Le recenti dichiarazioni della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, relative ai viaggi scolastici ad Auschwitz hanno innescato una veemente polemica e una dura reazione da parte dei custodi della Memoria. In occasione di un convegno, la Ministra avrebbe messo in discussione l’efficacia e la modalità di questi viaggi, definendoli “gite” e suggerendo che avrebbero finito per relegare l’antisemitismo al solo fascismo e a un tempo ormai passato.
A queste affermazioni ha replicato con forza, tra gli altri, Ester Maria De Tomasi, Presidente provicniale Anpi Varese e figlia di Sergio De Tomasi, deportato politico con il ‘Triangolo Rosso’ a Gusen (sottocampo di Mauthausen) con la matricola 82542. La sua è una testimonianza di seconda generazione che porta il peso specifico di un’esperienza non vissuta in prima persona, ma ereditata nel profondo del proprio impegno.
La Testimonianza del ‘Triangolo Rosso’ di Mauthausen
L’identità di Ester Maria De Tomasi è indissolubilmente legata alla storia del padre, Sergio De Tomasi, imprigionato per ragioni politiche e identificato nei lager con il ‘Triangolo Rosso’, il segno distintivo dei prigionieri politici. Deportato a Gusen, uno dei campi più brutali del complesso di Mauthausen, il padre è la ragione fondante della sua battaglia per la Memoria.
“Non posso credere alle parole riportate dalla stampa riguardanti le ‘gite’ al campo di sterminio di Auschwitz,” esordisce Ester Maria De Tomasi nella sua missiva. Contrariamente al termine utilizzato dalla Ministra, la figlia del deportato afferma di aver sempre definito i viaggi nei campi di sterminio “Pellegrinaggi” nel suo decennale impegno nelle scuole. Questa scelta terminologica sottolinea la sacralità del luogo, il rispetto per le vittime e la funzione di profonda riflessione e commemorazione che questi viaggi dovrebbero avere.

La parte più toccante della lettera è l’invito pressante rivolto alla Ministra Roccella a “riflettere” e, soprattutto, a “chiedere scusa” a una miriade di persone: “alle mamme che non hanno rivisto i propri figli perché inceneriti nei forni crematori, chiedere scusa alle mogli che hanno atteso invano il ritorno dei loro mariti… chiedere scusa a tutti i deportati che sono tornati e hanno avuto la vita segnata in modo indelebile dalla terribile esperienza dei campi.” Un monito che evoca il dolore inenarrabile e l’orrore dello sterminio, ricordando che “le salme sono state bruciate, le ceneri passate per il camino e disperse nel vento.”
Il Richiamo al Fascismo e all’Indifferenza
Ester Maria De Tomasi non risparmia un richiamo diretto alle responsabilità storiche: “La storia ci deve insegnare che il fascismo, il nazismo, la brutalità degli uomini e l’indifferenza hanno permesso che si scrivesse la pagina più vergognosa dell’umanità.” La lettera è un accorato appello a non travisare il passato, a non cercare di “difendere chi quella terribile pagina di storia ha contribuito a renderla possibile, il fascismo.”
La presidente provinciale dell’Anpi, ribadisce il suo impegno a “non finire mai di raccontare agli studenti e a chi mi vuole ascoltare, le sofferenze inenarrabili patite dai deportati di qualsiasi categoria, ebrei, politici, omosessuali, religiosi” e conclude con un monito personale alla Ministra: “Dovrebbe commuoversi anche lei che ricopre un ruolo importante nel consiglio dei Ministri pensando alle migliaia di famiglie assassinate ad Auschwitz.”
Le dichiarazioni della Ministra Roccella, che hanno sollevato polemiche anche da parte della Senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, e di esponenti politici di opposizione, toccano un nervo scoperto nel dibattito sulla Memoria in Italia. La lettera di Ester Maria De Tomasi si pone come un intervento emotivo e lucido, un inequivocabile richiamo al dovere istituzionale e morale di onorare la Storia senza equivoci eufemismi, portando con sé l’eco della sofferenza patita da suo padre a Mauthausen/Gusen.





