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Niente acquisti fuori Comune se non per estrema necessitá: le critiche di Confartigianato Varese al provvedimento

VARESE, 18 novembre 2020-Se il supermercato più vicino non è il più economico, il cittadino ha tutto il diritto di superare i confini del comune di residenza per raggiungere la struttura in grado di garantire prezzi adeguati: a permetterlo sono le Faq pubblicate dal Governo per cercare di far chiarezza nel merito dei divieti imposti in zona rossa, quella in cui è inchiodata la Regione Lombardia e, con essa, la provincia di Varese.

«A questo punto – dice il presidente di Confartigianato Varese, Davide Galli – perché andare dove la spesa costa meno, e dove ci si sente quindi a proprio agio, non può equivalere ad andare dal meccanico, dal gommista o dalla parrucchiera di fiducia?».

Una domanda rivolta alla prefettura di Varese che, a stretto giro, ha fornito una risposta che non lascia margine agli artigiani.

Partendo, infatti, dall’assunto del Dpcm 3 novembre 2020 che vieta «ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori di cui al comma 1, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute»… si ritiene, scrive il numero uno di piazza Libertà, «fondamentale che le fattispecie derogatrici siano intese e applicate con buonsenso e ragionevolezza, nonché debitamente motivate nella relativa autocertificazione, con l’indicazione delle specifiche ragioni – di salute o di necessità – che giustifichino lo spostamento intercomunale al fine di recarsi presso un esercente che garantisca un servizio non disponibile nel territorio del comune di residenza.

Pertanto, conclude il documento firmato dal Prefetto Dario Caputo, «si ritiene che, in tale contesto, non possa assumere alcuna rilevanza l’aspetto fiduciario che caratterizza i rapporti tra consumatori ed esercenti, atteso che una diversa interpretazione condurrebbe inevitabilmente all’elusione del dettato normativo».

A conti fatti, ci si sposta solo quando sul territorio del proprio comune non ci sono i servizi di cui si ha necessità. O qualora si debba raggiungere (vedi Faq del Governo) una struttura che consenta di fare una spesa più conveniente.

«L’interpretazione di Varese è chiara, nonostante altre prefetture, è il caso di Sondrio, Cremona, Brescia e Bergamo, abbiano dato versioni differenti, vale a dire che i cittadini possono spostarsi e raggiungere le attività di fiducia anche fuori dal comune di residenza, a condizione che i gestori assicurino flussi contingentati e corretta applicazione dei dispositivi anti contagio». «Prendiamo comunque atto di quanto indicato e così faranno gli operatori attivi in provincia» sintetizza il presidente Davide Galli.

«Ciò premesso, intravediamo il rischio dei due pesi e delle due misure, con i centri commerciali per i quali è stata certificata una “apertura” direttamente dal Governo, tramite le Faq, e gli artigiani fermi all’angolo».

«Comprendiamo – continua l’imprenditore di Gallarate – il riconoscimento del concetto di necessità inteso come bisogno da soddisfare con urgenza, ma siamo proprio certi che lo sia il dover fare acquisti in un centro commerciale piuttosto che in un altro, anche se più vicino al luogo di residenza? È questa una corretta interpretazione del significato di necessità?».

Resta, a chiusura, l’enorme amarezza delle Pmi.

 

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