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Masterplan di Malpensa: Europa Verde della Provincia di Varese contraria al protocollo d’Intesa c

VARESE, 10 giugno 2022-Con toni trionfalistici, da Palazzo Lombardia, il 6 giugno 2022 è stata annunciata la firma, dopo lunghe trattative, del protocollo d’intesa per il Masterplan di Malpensa. L’accordo, definito storico, ha visto l’approvazione degli enti coinvolti (Regione Lombardia, Provincia di Varese, Sea, Enac e i nove sindaci del Cuv– consorzio urbanistico volontario)nel piano “espansionistico dell’aeroporto”.

In sostanza è stato sancito che 44 ettari di brughiera, unica nel suo genere in Italia e in Europa per biodiversità saranno di fatto immolati a nuovo consumo di suolo, tutto ciò per espandere il sedime aereoportuale della Cargo City di Malpensa. Ovviamente il Presidente della Regione Lombardia – Attilio Fontana e l’Assessore regionale all’ambiente e al clima – Raffaele  Cattaneo si sono sprecati in termini come “sviluppo sostenibile”, “sostenibilità ambientale”, “mitigazione e compensazione”. Ed è proprio questo che, se non fosse tragico, dovrebbe provocare una risata.

Si intende infatti “compensare” quest’area di 44 ettari con una serie di interventi di riqualificazione a verde. Consumare 44 ettari di territorio libero “riqualificando” quanto è già stato “consumato” sa in effetti di tragica beffa. Perché, sia chiaro, non è la stessa cosa: non consumare non equivale a riqualificare.

Oltre a ciò non sfugge agli occhi dei più che ci saranno delle operazioni legate alle infrastrutture (che sempre determinano altro consumo di suolo) per “rilanciare” la viabilità del territorio. Ci viene in mente subito il progetto ferroviario Malpensa T2 – Gallarate sulla linea RFI del Sempione che per 5,7 km di nuovo tracciato prevede la distruzione irreversibile della brughiera di Casorate Sempione (siamo rimasti veramente sorpresi dal voto favorevole al Masterplan da parte del Sindaco di Casorate Sempione Dimitri Cassani – presidente di turno del Cuv – quando già il territorio del suo Comune sarà martoriato dalla linea Malpensa T2 – Gallarate).

Questa opera, tra l’altro, appare essere palesemente inutile alla luce delle ultime dichiarazioni del sindaco di Milano – Giuseppe Sala che pochi giorni fa ha detto che “la riapertura del Terminal 2 chiesta da Enac per noi è un costo enorme.Il traffico aereo è ancora molto basso e sul Terminal 1 si può arrivare fino a 30 milioni di passeggeri l’anno”confermando che il T2, già chiuso da due anni, non verrà più aperto.

Ricordiamo che il Comune di Milano partecipa Sea al 54,81% ed è quindi una delle parti firmatarie del protocollo d’intesa.

Per questo sosteniamo e rafforziamo la posizione chiara che Carlo Monguzzi in testa ai consiglieri comunali di maggioranza del Comune di Milano di Europa Verde ha tenuto inviando la richiesta di intervento del Sindaco Sala e del ministro dei Trasporti, Enrico Giovannini, contro il nuovo masterplan di Malpensa.

Auspichiamo che Giuseppe Sala rifletta ulteriormente, posto che passerà tempo alla realizzazione delle opere previste, e rammenti quanto gli ricorda Carlo Monguzzi che “non si può essere Comune Green e contemporaneamente promuovere la cementificazione di un pezzo di verde così esteso e così importante della nostra regione”.

Se cerchiamo di avere una visione di insieme e ci focalizziamo sul territorio della nostra Provincia, in particolare sul Sud della stessa, non possiamo non considerare che già esistono altre progettualità che minano in modo sostanziale l’integrità di un territorio già ampiamente urbanizzato sulle quali non è possibile non prendere una posizione. Quello che manca in realtà è un sostanziale “Piano di Area”. Il Masterplan di Malpensa è il pessimo culmine della forte spinta alla costruzione di opere strutturali estremamente invasive.

Scelte, come quelle contenute nel Masterplan, dovrebbero essere compiute tenendo fermamente in considerazione le ricadute negative sul territorio di riferimento quali, ad esempio, i possibili danni alla salute, il depauperamento del territorio stesso, l’inquinamento. In questo caso è evidente che tutto ciò è stato ampiamente sottostimato. Principi quali la tutela della salute, del territorio, del suolo e del patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico dovrebbero essere di orientamento alle decisioni. Purtroppo questo non avviene ed i danni sono sotto gli occhi di tutti.

Ci uniamo infine, alla preoccupazione, alla protesta e alle proposte dei Comuni del Castanese auspicando e richiedendo che le modifiche apportate dal protocollo d’intesa rispetto al progetto depositato comportino la riapertura delle osservazioni come dovrebbe correttamente avvenire e che i nuovi capannoni vengano realizzati all’interno dell’attuale sedime aeroportuale.

Un grande ringraziamento da parte di tutta la provincia di Varese deve andare alle associazioni e ai comitati che da sempre lottano contro questo progetto cui si deve il sussistere di un livello di attenzione elevato per l’area interessata.

 

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