La protesta del Comitato Borsano No Accam: “Non vogliono chiudere l’impianto ma la salute è un bene primario”

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L'inceneritore Accam di Borsano

BUSTO ARSIZIO, 19 giugno 2020-Il comitato spontaneo di “Borsano NO ACCAM” interviene sulla vicenda di questi ultimi tempi manifestando tutte le sue perplessità in merito alla mancata volontà di chiusura dell’impianto per il quale, nonostante innumerevoli decisioni politiche ed economiche in tal senso, incendi, assenza di copertura assicurativa, indagini e rinvii a giudizio della magistratura sulla politica della zona, non viene avviata la chiusura definitiva e la bonifica del sito, reimpiegando con facilità il personale addetto, ma sottolinea l’inspiegabile pervicacia ad allungarne l’esistenza, con azioni di carattere economico e finanziario che lo consegneranno molto probabilmente, al termine di una lunga agonia, in mano ai privati.”
Possiamo dire che il mondo intero ha preso coscienza che la salute è un bene primario irrinunciabile e che non si può immaginare un futuro se non se ne ha come obiettivo la salvaguardia.

Talmente primario che alla fine, governi di parti diverse del mondo, sono stati disposti, per proteggerla, ad aprire le porte a una delle crisi economiche più potenti della storia moderna. Nel nostro piccolo anche la Lombardia, regione in cui viviamo, sta rimettendo in discussione la politica sanitaria sin qui attuata, risultata debole ad affrontare nuove e vecchie sfide.
Dunque ci appare incomprensibile come non venga data risposta alle nostre preoccupazioni, alimentate dalle continue indiscrezioni sulla prossima attività del “termovalorizzatore” di Borsano targato ACCAM SPA.

Un inceneritore di vecchia se non vecchissima generazione, rappezzato più volte nel tentativo di limitare i danni ambientali, oggetto di vicissitudini giudiziarie ed anche economiche per mala amministrazione. A memoria non si ricorda un’azienda di quella dimensione, oltretutto partecipata pubblica, che si “dimentichi” di assicurare gli impianti operativi, che ora necessitano, a causa di un incendio, di essere riparati con costi di diversi milioni di euro.

Azienda sempre oggetto di screzi anche tra gli stessi soci, economicamente un’idrovora di risorse tanto che anche quest’anno ci si aspetta una perdita di oltre tre milioni di euro e che pare, per tappare questo buco stia per decidere di modificare la propria attività inserendo tra i volumi da lavorare, almeno il 50% di cosiddetti “Rifiuti Speciali”. Questa tipologia di rifiuti, proprio perchè ritenuta “speciale”, renderà tanto o comunque abbastanza per dare una spallata economica all’azienda, mettendo ancora una volta in secondo piano la salvaguardia della salute della popolazione da parte di un’amministrazione da anni sorda alle richieste della sua cittadinanza.

A chi può giovare questa mossa economico-politica? Di sicuro non alla collettività (comunità). Immaginate voi cosa siano gli effetti “collaterali” di una simile scelta per la nostra salute e per l’ambiente, visto che il trasporto di questi rifiuti pericolosi dovrebbe avvenire, se già non avviene in parte, con mezzi anch’essi “speciali”.
Cosa abbiamo fatto finora?
Abbiamo inviato mail al Sindaco di Busto Arsizio Antonelli e alla Regione Lombardia nelle persone di Attilio Fontana, Presidente, e Raffaele Cattaneo Assessore all’ambiente e clima, oltre che alla ditta ECO ERIDANIA di Arenzano fornitore di ACCAM per questo tipo di rifiuti.
Mail informative sono state inviate anche a tutto il Consiglio comunale di Busto Arsizio e al  Marco Cambielli presidente dell’ordine dei Medici della provincia di Varese.
La mancanza di informazioni su una materia importante come la salute e l’ambiente non fa altro che allargare la distanza con le istituzioni. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Cosa chiediamo?
Noi chiediamo che presto ci si ravveda e si diano risposte precise e dettagliate a tutela della salute di tutti e al diritto dei cittadini di conoscere a fondo l’attività di una società di fatto pubblica, che dovrebbe concludere la propria attività al più presto, se non immediatamente.”