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Primario omofobo ospedale di Cittiglio: il Consigliere regionale Verni (M5S)chiede licenziamento

VARESE, 22 luglio 2020-Questa mattina, il consigliere regionale del M5S Lombardia Simone Verni ha inviato una lettera al presidente della Regione Attilio Fontana e alla Direzione generale Welfare per chiedere il licenziamento del primario che nei giorni scorsi a Varese si era reso protagonista di un episodio di omofobia.

Verni dichiara: “La sospensione per soli tre mesi dalla professione medica non è assolutamente congrua.

Il rispetto della vita e della dignità del malato, la perizia e la diligenza nell’esercizio della professione, sono solo alcuni dei doveri inseriti nel Codice Deontologico della professione medica.

Il Primario dell’Ospedale di Cittiglio ha violato diritti costituzionalmente sanciti e regole di comportamento stabilite per legge, non ha rispettato i codici disciplinati dall’Ordine dei medici e il Giuramento di Ippocrate, recando per giunta grave danno d’immagine a tutto il Servizio Sanitario Regionale. Per questo ne ho chiesto il licenziamento”.

Il testo della lettera

OGGETTO: richiesta di licenziamento del primario dell’ASST Sette Laghi che ha rivolto insulti omofobi a un paziente all’ospedale di Cittiglio (Varese).

 Egregi,

il 6 luglio u.s. il Tg3 Lombardia ha dato la notizia dell’ennesimo caso di discriminazione: il fatto risale allo scorso 25 marzo u.s. quando il Primario medico chirurgo dell’azienda sanitaria ‘Sette Laghi’ che operava in quel momento all’Ospedale di Cittiglio (VA), avrebbe inveito ripetutamente sull’omosessualità di un paziente che era in quel momento sedato e sottoposto a intervento chirurgico, davanti a diversi testimoni.

“Ma guardate se io devo operare questo frocio di merda; non è giusto che in questo periodo di emergenza io debba perdere tempo per operare questi froci!”

Alcuni presenti, che sentitamente ringrazio per il coraggio, la determinazione e la correttezza dimostrata, stupefatti da tanta e reiterata violenza verbale, non hanno esitato a difendere il paziente, ottenendo, come reazione da parte del chirurgo, l’espulsione dalla sala operatoria di un collega, il quale si è sentito in dovere di denunciare l’accaduto e presentare un esposto.

Il rispetto della vita e della dignità del malato, la perizia e la diligenza nell’esercizio della professione, sono alcuni dei doveri inseriti nel Codice Deontologico della professione medica, corpus di regole di autodisciplina predeterminate e vincolanti cui gli iscritti devono adeguare la loro condotta professionale.

L’art 3 recita: “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell’accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona”.

Il termine “dovere” ha sostituito di recente quello che prima era definito come “compito”. Una scelta unanime voluta al fine di puntualizzare il rapporto imprescindibile che deve esistere tra il medico e la persona: valori fondamentali e principi etici universali strettamente vincolanti.

Il concetto di salute è da intendersi in senso estensivo, con riferimento, quindi, al benessere fisico e psichico della persona. Si può correttamente sostenere che questo articolo costituisce un’applicazione dallo specifico punto di vista della professione medica degli articoli 3, 32 e 54 della Costituzione italiana:

Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfrXIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso di razza, di lingua di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 32 – La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività … la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Art. 54 – I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore.

Come è noto, infatti, l’art. 32 della Costituzione garantisce il “diritto alla salute” anche se tecnicamente è più corretto parlare di “diritto alla tutela della salute”.

Il riferimento all’art. 3 della Costituzione (che prevede il c.d. principio di uguaglianza) viene invece spontaneo considerando che l’articolo del codice deontologico in commento utilizza quasi le stesse parole del legislatore costituzionale prevedendo che il medico deve assicurare la difesa e il rispetto della vita, della salute e il sollievo della sofferenza “senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia in tempo di pace come di guerra“.

A ciò occorre aggiungere che ogni medico pronuncia il Giuramento di Ippocrate che così recita: Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:

–        di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale;

–        di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute;

–        di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà nonché a quelli civili di rispetto dell’autonomia della persona;

–        di affidare la mia reputazione professionale alle mie competenze e al rispetto delle regole deontologiche e di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione;

–        di ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto;

–        di rispettare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che osservo o che ho osservato, inteso o intuito nella mia professione o in ragione del mio stato o ufficio”.

Alla luce di quanto accaduto ritengo che il Primario dell’Ospedale di Cittiglio (VA) debba essere licenziato per giusta causa dalla ASST Sette Laghi – il cui Direttore Generale, peraltro, stando a quanto ricostruito dalla cronaca giornalistica, è stato a sua volta destinatario di insulti – poiché ha violato diritti costituzionalmente sanciti, regole di comportamento stabilite per legge e il mancato rispetto dei codici disciplinati dalla categoria di appartenenza, oltre ad aver creato grave danno d’immagine a tutto al Servizio Sanitario Regionale.

Sarà mia premura intraprendere ogni ulteriore iniziativa, come già preannunciato in Aula il 7 luglio u.s., presentando una Mozione al primo Consiglio regionale di Settembre al fine di impegnare la Giunta a dare seguito al licenziamento del Primario di Cittiglio (VA), qualora per tale data non si sarà posto fine al rapporto di collaborazione professionale. Chiedo, inoltre, ai sensi dell’art. 112 del Regolamento del Consiglio regionale, di essere mantenuto aggiornato in merito al proseguo della vicenda e di ricevere ogni informazione in merito alle iniziative che saranno messe in atto dalla Giunta regionale e dalla ASST Sette Laghi di Varese, con l’auspicio che condividano quanto esposto nella presente e procedano senza alcuna remora.

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