VARESE, 26 novembre 2020- Fedealberghi Varese si sente in dovere di rispondere in prima persona alle dichiarazioni che, in questi giorni, stanno indicando come emergenza sul nostro territorio la necessità di Covid Hotel.
A tale riguardo va detto che il numero di strutture che si sono rese disponibili sul nostro territorio è alto a fronte di richieste che, in questa fase, appaiono decisamente contenute. Quello che sembra mancare è un po’ di chiarezza.
A fronte di 400 potenziali posti letto, distribuiti negli hotel che hanno risposto al Bando di Ats Insubria, sono solo tre le persone trasferite, alla data del 25 novembre, al primo hotel che ha aperto i battenti, il Jet Hotel di Gallarate, dove i posti disponibili sono 40.
“Gli albergatori – dice il presidente di Federalberghi Varese, Frederick Venturi – hanno risposto subito all’appello di Ats Insubria che, è bene ricordarlo, è stato reso pubblico ai primi di novembre: da lì in poi le procedure burocratico amministrative, come sempre nel nostro Paese non indifferenti, hanno portato ad includere nella lista dei potenziali Covid Hotel otto strutture. Per una di esse, il Jet hotel di Gallarate, si è giunti alla firma della convezione finale”.
In termini numerici e di risposta da parte degli albergatori – a fronte dell’appello del commissario straordinario Arcuri (che aveva chiesto almeno un hotel Covid per ciascuna provincia) – nella provincia di Varese ci troviamo in una situazione rassicurante: basti pensare che a Milano e provincia i Covid Hotel sono attualmente tre.
“I numeri ancora una volta parlano da soli – dice Venturi -. In una situazione di emergenza sanitaria ed economica gli albergatori si sono assunti la loro responsabilità pronti ad affrontare l’impegno connesso alla riapertura di strutture dopo mesi di inattività: tenere aperto un albergo implica costi fissi di gestione che possono essere ammortizzati solo con l’utilizzo a pieno regime, non certo con tre ospiti. Non va inoltre dimenticato che i Covid hotel devono attenersi a speciali protocolli di pulizia e sanificazione che comportano costi straordinari. Visti gli appelli che nei giorni scorsi hanno continuato a riempire stampa e televisione in relazione all’emergenza di disporre sul territorio dei Covid Hotel, ci saremmo aspettati dei numeri diversi: dove sono tutte le persone che sembravano in attesa di queste aperture?”.
Per gli albergatori la situazione appare poco chiara. “Siamo di fronte a una mancanza di programmazione – dice ancora Venturi -. Nonostante si parli da mesi di Covid Hotel, nessuno è in grado di dire se servono 50, 100 o 200 stanze: si naviga forse a vista?. Se il numero delle persone positive destinate a svolgere il periodo di isolamento in strutture ricettive è contenuto come sembrano confermare i dati attuali, forse si poteva gestire il loro soggiorno in modo diverso: innanzitutto non enfatizzando una carenza di posti che non c’è, ma piuttosto confrontandosi e coordinandosi con l’associazione di categoria.