VARESE, 12 dicembre 2020 – Natale 2020: sotto l’albero solo regali solidali. Arriva martedì prossimo in libreria Cucinare al Fresco Christmas Edition, 118 pagine di puro gusto, con ricette proposte e scritte dai detenuti e dalle detenute delle carceri italiane. Sponsor di questa pubblicazione natalizia, il Rotary Club Como.
“Abbiamo aderito con grande entusiasmo questa iniziativa editoriale a sostegno dei progetti a favore dei detenuti delle nostre Case Circondariali. – spiega il Presidente del Rotary Club Como, Alberto Grandi – Una raccolta di ricette frutto di un incontro fra culture e nazionalità, sperimentazioni e tradizioni che trasforma la quotidiana abitudine della preparazione del pasto in un momento stimolante, creativo e perché no anche ludico. È uno strumento che avvicina chi sta fuori a chi sta dentro, facendo conoscere realtà e persone attraverso un tema che coinvolge quotidianamente ognuno di noi: il cibo”.
Nato tre anni fa al carcere del Bassone, Cucinare al fresco è una testata giornalistica condivisa nelle carceri di tutto il Paese.
Un progetto di volontariato, coordinato da Arianna Augustoni insieme ad Alessandro Tommasi e Giuseppe Bevilacqua per la parte grafica. Filippo Guatelli per la parte video, Dario Consonni e Nicolò Augustoni per quella social, oltre a numerosi volontari che, di volta in volta, sostengono l’iniziativa. Ricettari semplici, ma spassosi, profumati e, soprattutto pieni di umanità perché ogni piatto viene pensato e studiato dai redattori che fanno proposte utilizzando ingredienti e strumenti a loro disposizione.
Ancora una volta il cibo unisce, riempie i cuori, porta a realizzare qualcosa di buono. Una speranza, una consapevolezza, ma soprattutto, una sfida, un volersi rimettere in gioco e raccontare, attraverso il cibo, esperienze e ricordi.
Una sperimentazione che in molti hanno definito vincente perché mette a sistema i detenuti e le detenute che, attraverso le proprie esperienze, si rimettono in gioco e chiedono di portare la loro voce all’esterno. Un’iniziativa positiva perché questo percorso tiene conto di un elemento fondamentale: la riabilitazione. È una riabilitazione sociale per ovviare ai rischi dell’inezia che nuoce a tutti.
“I rischi dell’inattività in carcere sono una costante e rappresentano un grave male per la popolazione carceraria. – spiega Arianna Augustoni – Rimanere nell’inattività, aspettando che il tempo passi senza scopo, senza avere uno scopo non permette di riflettere sulla propria vita, su se stessi e sulle situazioni che hanno portato la persona stessa a vivere nell’illegalità o a essere incarcerato. Oziare significa solo aggravare la situazione in cui vivono i detenuti, non aiuta certo a migliorarsi”.
Partendo da questa riflessione al carcere di Como è nata l’idea che ha permesso ad alcuni gruppi di detenuti di impegnarsi per realizzare un prodotto editoriale che è riuscito a mettere in collegamento la vita dei reclusi con quella della società esterna.
Una sperimentazione che ha colto nel segno diventando un progetto esportato in tutta Italia. L’iniziativa infatti è approdata nelle carceri milanesi di Bollate e Opera, Varese, Sondrio, Perugia, Alba, Pavia, Monza, Locri e Vibo Valentia.
Un tam tam tra vertici dell’Amministrazione penitenziaria che ha catturato l’attenzione dei direttori degli Istituti fino a coinvolgerli in prima persona. Attraverso i referenti dell’area educativa, i detenuti e le detenute vengono invitati e invitate a scrivere ricette preparate con ingredienti e strumenti a loro disposizione. Ogni persona può inviare direttamente alla redazione di Cucinare al Fresco, al carcere del Bassone di Como, un proprio contributo.
Ecco come cambia in un carcere il rapporto con il cibo. La maggior parte dei detenuti cerca di ricreare giorno per giorno pietanze che li facciano sentire bene, come a casa propria. È una relazione collegata anche a una ricerca diretta non solo delle materie prime, ma anche delle dotazioni per realizzare le ricette. Sembra un rapporto meno scontato di quello che possiamo avere noi all’esterno.
In carcere è innegabile che si impara ad apprezzare il cibo, a sperimentare, attraverso la fantasia, nuove forme di cucina, ma soprattutto, sviluppa il senso del ricordo legato a una determinata pietanza e spesso la volontà di “riconquistare” un certo tipo di alimentazione, senza accettare passivamente quello che gli viene servito dal vitto.