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“Atto di violenza” di Manuel de Pedrolo in edizione italiana pubblicato da Pagina Otto

VARESE, 14 dicembre 2020-Pubblicato dalla casa editrici Pagina Otto, esce in questi giorni la prima edizione italiana di “Atto di violenza”, uno dei libri più rappresentativi e celebri di Manuel de Pedrolo
Un autentico classico scritto in pieno franchismo

La scrittura è un atto di violenza, un mestiere violento. O meglio: raccontare una società violenta significa fare della scrittura un atto di violenza. Una scrittura che si propone di raccontare la violenza del potere non può essere la scrittura pacificata che intrattiene: è una scrittura che deve camminare sui carboni ardenti e soffiare sul fuoco della rivolta. La scrittura come la intende e la pratica Manuel De Pedrolo. Una scrittura che non si può fare come se fosse un pranzo di gala, parafrasando una famosa citazione di Mao che ogni amante degli spaghetti western conosce a memoria. Alberto Prunetti.

«È molto semplice: restate tutti a casa». Questo anonimo slogan è stato in grado di contagiare un’intera città. Le strade sono vuote. La paralisi si diffonde. Quasi nessuno andrà a lavorare. Trasporti, negozi e fabbriche cessano le attività. Una rivolta collettiva sembra possibile senza spargimento di sangue. Narrato con la forza e l’astuzia di una delle voci principali della letteratura catalana del ventesimo secolo, Atto di Violenza ci pone di fronte a un potente interrogativo: cosa accadrebbe se sommassimo le forze in uno sciopero collettivo e indefinito?
La risposta è uno dei libri più rappresentativi e celebri di Manuel de Pedrolo. Un romanzo in cui l’autore ci parla di resistenza e oppressione, di disobbedienza civile, di scioperi e conflitti, nonché di solidarietà e di impegno sociale. Un autentico classico scritto in pieno franchismo, vincitore della prima edizione del premio Prudenci Bertrana. Censurato fino alla morte del dittatore, Atto di violenza continua a essere un romanzo di terribile attualità.

Come molte altre opere di Manuel de Pedrolo, anche Atto di violenza, terminato nel 1961, non passa al vaglio della censura franchista. Presentato col titolo Esberlem els murs de vidre (Abbiamo rotto le pareti di vetro), viene respinto una prima volta nel 1963, poi nel 1965 e ancora nel 1968, benché vincitore del premio Prudenci Bertrana con il titolo Esta d’excepció (Questa è un’eccezione).
Cambiare titolo era una strategia rivolta ai funzionari istituzionali, che in certi casi risultava vincente. Il Ministero impartiva istruzioni precise su ciò che doveva essere censurato, includendo ogni opinione politica discordante, ogni visione non conforme a quella tradizionale della morale, della religione e della famiglia. Oltre a questo la censura di regime prestava una particolare attenzione alle opere scritte in catalano, dalle quali si doveva eliminare ogni allusione all’identità nazionale e al catalanismo, e non permetteva di fare riferimento alla storia e alla società contemporanea della Catalogna, di cui invece Atto di violenza è molto rappresentativo. Alla morte di Franco, nel 1975, la casa editrice Edicions 62 pubblicò finalmente Acte de violència. Da tempo fuori catalogo, Acte de violència è stato ristampato nel 2016 da Sembra Llibres.

Manuel de Pedrolo
ATTO DI VIOLENZA

Traduzione Beatrice Parisi
con il sostegno dell’Institut Ramon Llull

Prima edizione italiana

Titolo originale: Acte de violència

Postfazione di Alberto Prunetti

Collana Vocativi
Euro 19/ Pagine 288
isbn 979-12-80071-00-9

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