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Recensioni libri: ‘I fantasmi dello Tsunami’ (Exorma Edizioni) di Richard Lloyd Parry,

VARESE, 12 ottobre 2021- I ‘Fantasmi dello Tsunami’ (Exorma edizioni) é il nuovo libro di Richard Lloyd Parry, corrispondente per «The Times» residente a Tokyo, ha viaggiato per anni nel Tohoku, la regione colpita dallo tsunami l’undici marzo 2011, visitando le comunità devastate.
L’indagine dell’autore si concentra in particolare sulla tragedia avvenuta nella scuola elementare di una piccola comunità chiamata Okawa, vicina alla foce del fiume Kitakami che ha visto morire 74 dei 78 bambini presenti nell’edificio; c’è chi non è riuscito a riconoscere la nipote di dieci anni estratta dal fango, sfigurata dalla furia degli elementi. Sono persone taciturne, un po’ enigmatiche, che sopportano in silenzio.
Alcuni si affidano a medium nella speranza di localizzare i resti non ancora recuperati dei loro cari, continuando a scavare per mesi e anni. Dopo il disastro, il Tohoku si affolla di fantasmi e si moltiplicano gli avvistamenti.
Il libro racconta anche le lunghe e complesse conseguenze della tragedia, le richieste di risarcimento, il disfacimento delle famiglie superstitila crisi sociale nei villaggi, i fallimenti delle autorità locali e del governo centrale di fronte alle necessità imposte dall’emergenza.

Il Tohoku è stato a lungo considerato un’estrema periferia geografica e culturale, un luogo dove sciamane cieche si riuniscono ancora ogni anno presso un vulcano chiamato Monte della Paura. Nell’antichità, la regione era un famigerato regno di frontiera, di barbari, folletti e freddo pungente. Ancora oggi rimane un luogo remoto, marginale, misterioso, associato a un dialetto impenetrabile, a una spiritualità arcaica, esotica anche per il giapponese moderno.

Lo scenario è archetipico: il fiume Kitakami è largo e potente. Aironi, cigni e alzavole vivono tra i fitti letti di canne che crescono lungo i suoi argini, raccolte ogni anno per fornire paglia a templi e santuari. Verdi colline sono separate l’una dall’altra da valli coltivate e ai margini delle risaie sorgono i villaggi. Sullo sfondo, nel nebbioso orizzonte, appaiono la laguna e il mare. Un luogo dove fattoria e foresta, acqua dolce e salata, natura e umanità sono da sempre in equilibrio.

L’estate dopo lo tsunami era già avanzata, quando sentii parlare di una piccola comunità sulla costa che aveva subito una tragedia. Si chiamava Okawa; giaceva in una piega dimenticata del Giappone, sotto le colline e tra le risaie, vicino alla foce di un grande fiume. Ho viaggiato in questo luogo oscuro, vi ho trascorso giorni e settimane. Negli anni che seguirono, mi sono imbattuto in molti sopravvissuti e storie dello tsunami, ma è stato a Okawa che sono sempre ritornato. Ed è stato lì, alla scuola, che alla fine ho potuto farmi un’idea.

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