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Fare rete contro la violenza: riflessioni del sindaco Galimberti e assessore Dimaggio

VARESE, 22 gennaio 2022-Sono passati diversi giorni dal terribile omicidio del piccolo Daniele Paitoni, una tragedia che ha coinvolto tutti noi e che impone una profonda riflessione da parte dalle istituzioni che si occupano di fragilità, tutela e sicurezza. La portata di questa tragedia deve riportare l’attenzione alla necessità di rafforzare tutte le forme di prevenzione e protezione di minori, donne e in generale delle persone fragili.
Un dramma che si colloca in una dimensione familiare, quella in cui sempre più spesso assistiamo all’emergere di grandi conflittualità e difficoltà relazionali, che in molti casi anche la pandemia ha contribuito ad esasperare. Una conflittualità che può sfociare in situazioni estreme di violenza con danni che coinvolgono tutta la comunità.


Da amministratori ci siamo spesso interrogati su cosa si sarebbe potuto fare per evitare la tragedia e quali strumenti o azioni siano da rafforzare per aumentare la dimensione di prevenzione e tutela. E’ difficile pensare di fermare la pericolosità sociale con una singola azione, mentre la risposta può venire dallo sviluppo di un sistema di prevenzione che dia diverse forme di supporto, attivando tante azioni di collaborazione e sinergia, coinvolgendo tutti i tutori delle fragilità. Fare rete è in sostanza un imperativo irrinunciabile per affrontare situazioni che sono estremamente complesse e che richiedono quindi un sistema di contrasto altrettanto articolato, in

L’Assessore Dimaggio

grado di far leva su aspetti di supporto psicologico, ascolto, assistenza, sostegno medico e legale. Inoltre i dati ci restituiscono uno scenario a livello nazionale in cui il fenomeno dei maltrattamenti familiari e violenza di genere sono purtroppo in crescita: questo fa sì che debba essere una priorità, un obbligo sociale, politico ed etico per il quale è necessario agire in modo immediato rafforzando tutte le possibili sinergie. Ciò trova purtroppo conferma nelle parole pronunciate in questi giorni dal presidente della Cassazione Curzio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario alla presenza del Capo dello Stato nel corso del quale ha lanciato un serio allarme su un preoccupante incremento dei reati all’interno della famiglia.


Prendere in carico il problema significa quindi affrontare le situazioni di violenza, sopraffazione e abuso lavorando su tutti i passaggi, attraverso il supporto di persone qualificate e strutture adeguate. Un lavoro di prevenzione impegnativo e necessario che può avvenire solo intensificando ulteriormente quella rete di protezione e di sostegno sancita dalla Convenzione di Istanbul e dal Piano Strategico Nazionale, che indicano proprio le reti territoriali come il “luogo” per la definizione e il coordinamento della protezione e presa in carico della donna vittima di violenza.

Nello specifico, nella Rete Interistituzionale di Varese operano in stretta sinergia le Istituzioni, il Sistema Giudiziario, la Procura, le Forze dell’Ordine, gli Ospedali, i Servizi Sociali, i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, nella consapevolezza che siano necessarie competenze, collaborazione e intenti comuni per raggiungere l’obiettivo di prevenire la violenza di genere e proteggere le donne che l’hanno subita.
Una rete il cui lavoro è cruciale, se pensiamo che solo nell’ultimo biennio sono state centinaia le donne che sono state prese in carico e che, grazie alla collaborazione di tutti i soggetti, hanno potuto trovare tempestivamente protezione e messa in sicurezza in situazioni ad alto rischio emergenziale. Questo è avvenuto attraverso percorsi di ascolto, assistenza, sostegno psicologico e legale nonché un sempre piò rilevante impegno della Magistratura.
Ulteriore conferma del fatto che il territorio di Varese è un modello avanzato è rappresentato dall’apertura, da poche settimane, della Casa della Nutrice presso l’Ospedale del Ponte nella quale collaborano in contemporanea tutti i soggetti coinvolti nella tutela e nella protezione dei fragili (sistema sociosanitario, forze dell’ordine, magistratura e centri antiviolenza). L’attivazione di tale struttura rappresenta un messaggio chiaro delle istituzioni circa la volontà di intensificare il lavoro su questo ambito che richiede modalità, professionalità e sistemi davvero integrati, al passo con l’epoca che viviamo per tutelare e proteggere il maggior numero di persone.

Un grande uomo (David Sassoli) che ci ha lasciato da poco ha scritto “Abbiamo reagito e abbiamo costruito una nuova solidarietà per cui nessuno è al sicuro da solo”. Nel convincimento che solo azioni sinergiche possano definire quel cambiamento sociale e culturale necessario a contrastare la violenza di genere, rinnoviamo alle donne e alle persone che si trovano in situazioni di maltrattamenti familiari l’invito a non avere paura di chiedere aiuto, affidandosi alle forze di polizia, alla magistratura, ai servizi sociali ed ogni altro soggetto che opera in maniera qualificata sul tema. La strada potrà essere impervia ma è tracciata.
 
Davide Galimberti
Rossella Dimaggio                                                                           
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