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Intervista a Giorgio Panariello di scena al Teatro di Varese venerdí 4 marzo: ”E’ difficile essere comici in questi drammatici momenti”

VARESE, 1 marzo 2022– Una scelta coraggiosa quella di Giorgio Panariello, quella di raccontare la sua vita (anche privata costellata da alcune vicende dolorose) e la sua lunga carriera, evidenziando finanche quegli anfratti emotivi difficili da condividere pubblicamente. Tutto questo tramite il nuovo spettacolo teatrale intitolato semplicemente ‘La favola mia’ che fará tappa al Teatro di Varese venerdí 4 marzo (inizio ore 21, info: www.teatro.it/teatri/teatro-di-varese-varese-cartellone)

In un atto unico di due ore il comico toscano ripercorre 20 anni di carriera, snocciolando i suoi personaggi piú famosi con quella ironia e comicitá che lo contraddistingue e che lo ha reso cosí amato dal pubblico. Ma proprio perché racconta la sua vita, Panariello non lesina a ricordare alcuni episodi velati di malinconia perché la vita é fatta a scale: prima si sale poi si scende appunto.

E lo spettacolo infatti si chiude proprio con una scala a centro palco con la quale fare i conti ma senza mai prendersi troppo sul serio.

Spettacolo che lo stesso Panariello ci racconta in questa lunga intervista dove si parla anche di molto altro.

Come ad esempio della difficoltà di fare ridere in momenti drammatici come quelli che stiamo vivendo tra guerra e pandemia.. Ma pure come sono nati alcuni personaggi o, ancora, della ‘famosa’ controversia con gli abitanti di Montignoso, cosi come l’inusuale rapporto artistico con l’attore Marco Giallini.

Il nuovo spettacolo mi pare di capire sia una sorta di viaggio introspettivo utilizzando la vivacità dei tuoi personaggi

Più che introspettivo questo è uno spettacolo nato da un mood, da uno stato d’animo che due anni fa abbiamo avuto un po’ tutti: quello di trovarci in una situazione inaspettata e più grande di noi dove tutto è stato ridimensionato e le priorità dono diventate altre. Inizialmente pensavo di fare uno spettacolo celebrativo per i miei 60 anni e la mia carriera, in realtà mi sono trovato a pensare che non fosse il momento di fare una cosa del genere. A me serviva, e forse sta in questo l’introspettività, più raccontare qualcosa che portasse la gente e me stesso fuori da quello che stavamo vivendo. La favola mi sembrava la cosa più adatta, come Benigni nel film La vita è bella spiegava al figlio la guerra in forma di gioco cercando di farlo distrarre. E questa favola è un mondo alternativo a quello reale. Una favola che racconta la mia storia da piccino fino ai gironi d’oggi all’interno del quale vi è una vita fatta di mestieri, ambizioni di lavoro ma pure di fallimenti e delusioni come il lato oscuro di tutte le favole.

Aspetti che hai raccontato anche attraverso i tuoi libri

E’ vero. Anche quello l’ho potuto raccontare perché ero in un momento particolare, lo stato d’animo era quello.

Ironia e comicità in questo momento risultano efficaci anche per sdrammatizzare questo periodo così denso di eventi tristi e, appunto, drammatici tra pandemia e crisi internazionali con scenari di guerra.

Mentre rispondo alle tue domande sto guardando i vari notiziari: è incredibile quanto sta accadendo e che ancora oggi tutto debba essere risolto con l’uso delle armi. Poi ognuno potrà avere le sue ragioni ma ricorrere ancora alle armi non è possibile. Vedi, c’è sempre bisogno di qualcosa che non ci faccia pensare a questo. Se dovessi scrivere in questo momento di attualità sarebbe un dramma considerato che la realtà è da brividi. Siamo nel 2022 e vediamo ancora i carri armati: tutto questo è davvero incredibile.

Prevalentemente mi occupo di giornalismo politico privilegiando gli aspetti internazionali, ma appena riesco mi occupo di spettacoli che mi aiutano a non pensare a certi drammi.

In fondo è quello che faccio anch’io come comico. Non dimentichiamoci che nei momenti più drammatici la figura del comico è sempre stata utilissima. Anche in tempo di guerra quando ad esempio vi era bisogno di Totò o di Anna Magnani che andavano a rallegrare le truppe. Durante la pandemia siamo stati dei virologi dell’anima.

Pensi che la satira politica funziona ancora?

Funziona quanto hai la possibilità di cavalcare la notizia, penso ad esempio a Maurizio Crozza che nel giro di qualche giorno dalla notizia può creare la satira. Cosa che io non

Con Venditti

potrei fare visto che una battuta oggi nel giro di poche settimane è già vecchia considerando quanto funzionano i social. Quando facevamo gli spettacoli al sabato sera scrivevamo le battute il lunedì e alla fine della settimana certe battute erano ancora ottime , ora non si potrebbe più fare. Ad esempio, quando Berlusconi si presentò come candidato alla Presidenza della Repubblica avevo questo personaggio, questo vecchietto scontento di tutto con il quale inizio il mio attuale spettacolo. Ecco a lui facevo dire una battuta che richiamava Berlusconi di questo periodo, poi lo scenario politico nel frattempo è cambiato pertanto ho dovuto togliere quella battuta. Insomma in questo momento è difficile fare satira politica per la repentinità con la quale cambia la politica stessa.

Però la Signora Italia resiste a tutto: cosa direbbe di questa società così fluida?

Mamma quanto ne direbbe! All’epoca mi chiamò una mia amica che lavorava da una parrucchiere dicendomi che dovevo andare in negozio con foglio e penna perché vi era una cliente che ha detto che mia figlia è andata a fare il viaggio di nozze a King Kong” aggiungendo che “ha sentito il terremoto del quarto grado della scala Magalli”. A quel punto mi sono recato in negozio stazionando un pomeriggio intero con la signora sotto il casco che raccontava di tutto. Da lì è nato un personaggio incredibile.

Immagino che quando sali sul palco con te vi sia anche una parte di tuo fratello Franco…

In realtà anche lui è un protagonista nella parte finale dello spettacolo. Io ho avuto successo tardi ma in modo repentino e da un giorno all’altro mi sono trovato il re del sabato sera mentre fino a poche settimane prima ero forse il paggio. Nonostante il successo vi era qualcosa che non mi permetteva di volare come avrei voluto, perché vi era questa inquietudine dovuta a mio fratello. Con Franco ho vissuto una vita di fratelli a tempi alterni, veniva e spariva all’improvviso, la nostra vita cambiava binario poi si rincrociava ecc…La fortuna è stata che io fui adottato nascendo un anno prima rispetto a lui, i mie nonni non avevano le possibilità di mantenere entrambi e lui fu messo in collegio. Quel fatto mi cambiò la vita. Una storia che racconto nello spettacolo e che oggi racconto anche in maniera più tranquilla e serena rispetto ad anni fa.

Certo che sdoganare pubblicamente una storia profondamente privata come questa non è da tutti.

E’ frutto di un momento particolare, era come fare una confidenza al pubblico dicendo

La Signora Italia

“guardate, in questo momento un po’ tutti stiamo attraversando momenti difficili, però vorrei raccontarvi questa storia”. L’ho fatto anche per esorcizzare me stesso e il mio senso di colpa indebito visto che in realtà non avrei nessuna colpa da imputarmi se non quella di essere nato prima.

Di questo nuovo spettacolo hai già fatto diverse date: quale il personaggio che ha riscosso maggiore successo tra il pubblico? Questo immagino serva anche per testare lo spettacolo in base alla città che lo ospita.

Esattamente. E’ uno spettacolo dove si ride , ovviamente in alcune città si ride meno o di più su alcune battute. Solitamente chiudo lo spettacolo con un bis rappresentato con un personaggio che a volte non ripropongo in altre città perché magari funziona meno. Certamente ho adattato lo spettacolo e i suoi personaggi in base alla località però il momento dove racconto, utilizzando una scala sul palcoscenico, la mia carriera con momenti topici e relativa discesa quella appunto della storia di Franco, quello devo dire è un momento che riscuote sempre successo con applausi scroscianti. Si crea un’atmosfera bellissima con un finale a sorpresa. Insomma quello è il finale che vale lo spettacolo.

Vuoi dire che la parte più intimistica dello spettacolo è quella che colpisce maggiormente il pubblico?

E’ così. Evidentemente in quel momento la gente si emoziona, si commuove percependo che si tratta di una storia vera. Poi dipende come le fai le cose. Ad esempio all’inizio dello spettacolo parlo dei rapporti con i miei genitori, della mia infanzia difficile ma non brutta grazie ai miei nonni dei quali racconto pure degli aneddoti che fanno ridere creando il giusto feeling con il pubblico che recepisce il tutto senza angoscia e con serenità.

Quale attuale personaggio pubblico potrebbe ispirarti o avresti voluto fare?

Finora ho sempre creato dei personaggi riconoscibili dal pubblico così come delle parodie come quelle di Renato Zero o Briatore. Sinceramente ora non vedo personaggi che mi ispirano, forse potrei fare un virologo ma nemmeno quello. Avevo pensato al cantante Achille Lauro ma non saprei. Sai, prima quando ti veniva in mente un personaggio lo studiavo poi lo facevo, ora apri i social e la cosa è già finita.

Ti sei riconciliato con gli abitanti di Montignoso?

E’ una cosa strana perché non hanno capito nulla. In realtà io sono sempre stato di sinistra. Io vivo a Prato e la storia era che il sindaco della città, mio amico fin da quando facevamo lo spettacolo televisivo ‘Vernice fresca’ con uno studiolo creato all’interno di un condominio. Ad assistere veniva talmente tanta gente che i condomini hanno chiamato i carabinieri. A quel punto ci siamo trasferiti da un appartamento a un locale dove però servivano soldi per fare le dirette. Carlo Conti fece un annuncio e il primo che ci chiamò fu Roberto Cegni. Titolare di un’azienda di abbigliamento. Lui ci finanziò veramente fino al nostro debutto in Rai e per questo siamo rimasti amici. Quando Cegni fu eletto sindaco (con una giunta di centrodestra, ndr) chiamò me e Yuri Chechi come consulenti gratuiti per i nostri ambiti specifici, iniziativa utile a dargli delle idee. Insomma non eravamo né assessori né tanto meno retribuiti, gli abitanti fraintesero la cosa etichettandomi come simpatizzante della Destra. Poi ci siamo chiariti e con l’attuale sindaco siamo in ottimi rapporti. Tra l’altro abbiamo in progetto di organizzare per un piccolo spettacolo per Montignoso, dove tra l’altro ho ricevuto pure la Cittadinanza Onoraria, utile a lanciare nuovi talenti.

Mi è piaciuta parecchio quella trasmissione televisiva ‘Lui è peggio di me’ che hai fatto insieme all’attore Marco Giallini a partire dal 2020.

Con Marco Giallini

Prima di questo progetto ci eravamo già incontrati in un paio di occasioni da amici comuni scambiandoci i complimenti reciprocamente. Poi durante il lockdown abbiamo organizzato una sorta di diretta Instagram io e lui capendo che vi era talmente tanta differenza tra noi, che valeva la pena di fare qualcosa insieme. Lui rock con la chitarra i suoi giri e una storia personale anche molto forte, io invece da sabato sera con papillon ecc… Insomma proprio due mondi diversi. Sai poi parlando ci è venuta in mente di fare una cosa particolare: lui voleva fare un programma rock io invece un programma più da intrattenimento e così è nata questa idea di fare lo studio a metà Poi la seconda edizione ha visto la presenza del pubblico in sala e abbiamo dovuto cambiare qualcosa rispetto a prima. Poi vi è sempre questa mannaia degli ascolti che non ti permetterà mai di fare un programma che vuoi ma quello che vuole la gente. Pensa che la mia idea era quella di farla attraverso una piattaforma online magari in streaming ma la cosa costava parecchio.

E’ prevista una nuova edizione del programma?

Onestamente in questo momento non ne stiamo parlando. Marco è presissimo con il cinema mentre io sono impegnato con il tour e altre cose. Però non sarebbe male anche perché con Marco mi diverto moltissimo.

di GIANNI BERALDO

redazione@varese7press.it

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