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La Svezia vira a Destra con l’elezione del nuovo premier Jimmie Akesson

VARESE, 16 settembre 2022-La Svezia ha votato e la coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni parlamentari, scalzando la prima ministra socialdemocratica Magdalena Andersson. Più del 20% dei voti sono andati all’ultradestra dei Democratici Svedesi di Jimmie Akesson. Come scrive il Post, “se nella maggior parte dei Paesi europei i legami tra i partiti populisti di destra e i movimenti fascisti e neonazisti sono obliqui o più o meno mascherati, i Democratici Svedesi nacquero nel 1988 come diretta espressione di vari movimenti dichiaratamente neonazisti. Basarono fin da subito la propria propaganda politica sulla difesa della presunta uniformità etnica svedese e sull’ostilità alla religione musulmana, con toni apertamente razzisti”.

Il voto svedese, con l’affermazione sempre più convinta di coalizioni di centrodestra guidate dalla destra radicale, fa eco alle mutazioni che sono in corso in Europa.

Diverse formazioni di ultra-destra cercano di diventare credibili nella loro aspirazione a governare, facendo leva su paure e pulsioni di un elettorato al quale si prospettano anni di crisi (basti pensare – ci ricorda Giorgia Serughetti –  che Viktor Orbán, quando lo scorso maggio ha giurato come capo del governo per il suo quarto mandato consecutivo, ha previsto per i popoli europei “un decennio di pericolo, incertezza e guerra”).

Siamo ormai di fronte a processi che mirano a normalizzare quanto un tempo non era normale affatto, operazioni di de-demonizzazione, come dicono in Francia a proposito di Marine Le Pen:  “una (esponente) dell’estrema destra dal volto umano”, l’ha definita lo storico e sociologo francese Marc Lazar.

Il voto francese (dove alle elezioni legislative di giugno il Rassemblement National ha conquistato il record di 89 deputati all’Assemblea Nazionale), la svolta svedese, la rielezione di Orbán in Ungheria, ma anche la Germania, dove Alternative für Deutschland tenta operazioni di re-branding per aggirare quel muro-antifuoco (“Brandmauer”) che sin qui ne ha prodotto l’isolamento, ci dicono che l’offerta della destra radicale conquista progressivamente sempre più larghi consensi.

È doveroso, pertanto, conoscere, analizzare e capire il fenomeno. Specialmente alla luce dell’inasprirsi delle turbolenze economiche e sociali, dell’impatto che stanno avendo inflazione e crisi energetica. Lo abbiamo fatto nei mesi passati con il ciclo e le inchieste di Di-segno nero che qui ho il piacere di ricondividere. Ma dobbiamo continuare a farlo, alla vigilia delle elezioni italiane, per guardare da vicino e con prospettiva storica quella galassia politica – di cui, come osservava Marco Tarchi, non è facile tracciare una mappa – che oggi si candida al governo dell’Italia e di molti paesi dell’Unione europea.

Massimiliano Tarantino

Direttore Fondazione G. Feltrinelli

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