Introdotta nell’Urologia varesina la Terapia focale: massima precisione nel trattamento del tumore alla prostata.

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VARESE, 2 novembre 2022-“Grazie alla possibilità di preservare il tessuto sano circostante l’area affetta dal tumore, riusciamo ad agire esclusivamente nella zona colpita dalla malattia”.  

Introduce così l’importanza della terapia focale per il trattamento del tumore alla prostata, il Prof. Federico Dehò, Direttore dell’Urologia dell’Ospedale di Circolo, confermando il successo delle prime due procedure svoltesi a Varese. 

“Questa metodica, – spiega – che si propone come alternativa alla classica chirurgia di asportazione radicale della prostata, permette di ridurre in maniera significativa gli effetti collaterali noti di incontinenza e disfunzione erettile, difficilmente evitabili con la classica operazione chirurgica. Offre però anche molti altri vantaggi, tra i quali un rapido recupero post-operatorio ed una ridotta durata dell’intervento stesso. 

La terapia focale è assolutamente indolore: si ricorre ad un minimo di anestesia al solo scopo di mantenere il paziente fermo durante le fasi più delicate della procedura. Grazie alla discussione multidisciplinare dei casi di tumore della prostata che afferiscono al centro varesino viene data ai pazienti la possibilità di ricorrere alle cure migliori e tecnologicamente più avanzate tra quelle oggi disponibili.  

“Purtroppo, si tratta di una metodica praticabile solo in particolari situazioni – precisa Deho – Il paziente ideale da candidare a tale trattamento deve infatti avere un tumore di dimensioni ridotte, ben individuabile e quindi facilmente aggredibile all’interno della prostata. Questo solitamente si traduce nella possibilità di poter sfruttare tale tecnica in meno del 20% dei tumori alla prostata che arrivano alla nostra osservazione”. 

Nel dettaglio, le tecniche di terapia focale sfruttano l’introduzione di uno o due aghi che, grazie alla guida ecografica in corso di intervento, permettono di raggiungere e successivamente trattare in maniera selettiva, grazie all’azione di un fascio laser, le regioni colpite dalla malattia. Tutto ciò sfrutta i dati precedentemente ottenuti grazie alle tecniche di risonanza magnetica e di biopsia Fusion, introdotte con successo presso l’Ospedale di Circolo già da diversi anni.