Strage di Samarate, confermato l’ergastolo per Alessandro Maja. I giudici: “Non vi è dubbio che volesse uccidere tutta la famiglia”

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Alessandro Maja in aula

VARESE, 14 febbraio 2024-(ANSA)-La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato la condanna all’ergastolo e ad un anno e mezzo di isolamento diurno per Alessandro Maja, il 60enne che, nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022, uccise nella casa di famiglia a Samarate la figlia Giulia di 16 anni e la moglie Stefania Pivetta, di 56, a colpi di martello mentre stavano dormendo.

Subito dopo l’uomo tentò di ammazzare anche il figlio maggiore Nicolò, 23 anni, rimasto gravemente invalido e oggi assente al processo perché ricoverato in ospedale per un nuovo intervento chirurgico programmato.

La difesa di Maja, accusato di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio, aveva provato a giocare la carta della riapertura del processo chiedendo una nuova perizia psichiatrica. L’accertamento nel processo di primo grado ha stabilito che il 60enne era pienamente capace di intendere e volere. Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, la Corte (presidente Ivana Caputo) ha confermato il verdetto di primo grado (motivazioni tra 15 giorni).

“Non vi è dubbio alcuno che Alessandro Maya volesse eliminare tutti i membri della propria famiglia, forse anche se stesso”, hanno scritto nelle motivazioni i giudici di primo grado.

L’uomo massacrò la famiglia, tra le 4 e le 5 del mattino, uccidendo la moglie e la figlia e ferendo in modo gravissimo il figlio maggiore, che per mesi era rimasto su una sedia a rotelle. E pur disponendo “di beni immobili e di liquidità consistente, come affermato dall’amministratore di sostegno”, avevano scritto i giudici, Maya “non ha mai offerto alcun risarcimento a sostegno delle lunghe e costose cure che il figlio ha affrontato e ancora dovrà affrontare”.

I giudici di primo grado avevano già escluso l’aggravante della crudeltà, mentre hanno mantenuto ovviamente quelle dei rapporti familiari e avevano concesso le attenuanti generiche, ma non equivalenti alle aggravanti (fonte ANSA)