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“Io pacifista in trincea. Un italoamericano nella Grande Guerra”, presentazione libro all’Istituto Newton di Varese

VARESE, 6 novembre 2019-Giovedì 7 novembre alle ore 16.30, nell’Aula Roncoroni dell’Istituto scolastico “Isaac Newton” di Varese si svolgerà la presentazione del libro “Io, pacifista in trincea. Un italoamericano nella Grande guerra” (Donzelli Editore, Roma 2019), a cura di Claudio Staiti, con la prefazione di Emilio Franzina. Il volume, che gode del patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana, è l’edizione italiana di Bodyguard Unseen. A true autobiography, scritto da Vincenzo D’Aquila (Palermo, 1892 – New York, 1975), pubblicato per la prima volta in inglese a New York nel 1931, e sinora mai arrivato in Italia.

Alla presentazione, introdotta dal dirigente scolastico Daniele Marzagalli e dalla presidente della Consulta Giovanile Roberta Varani, interverranno Giuseppe Finocchio, docente di italiano e Storia e Francesco Mascellino dell’Università di Milano che dialogheranno con Claudio Staiti, giornalista e dottorando in Storia Contemporanea all’Università di Messina, che ha curato e tradotto il volume. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle attività promosse dalla Biblioteca dell’Istituto ed ha ottenuto il patrocinio della Consulta Giovanile di Varese.

Il libro, arricchito da due saggi introduttivi, da un ricco apparato di note e da una sorprendente appendice documentaria, racconta la storia vera di Vincenzo D’Aquila che, scappato di casa nel luglio 1915 per arruolarsi volontario nelle file dell’esercito italiano e iscritto nel 25° reggimento della brigata Bergamo, davanti alla cruda realtà del fronte e all’atrocità del conflitto, fu spinto a imbracciare il fucile, ma con la ferma volontà di non sparare neanche un colpo, per tutta la guerra. Questa fu la sua «chimerica promessa»: piuttosto che uccidere un altro uomo sarebbe morto lui stesso, fiducioso che Dio, la sua «invisibile guardia del corpo», lo avrebbe protetto. Tra complicate strategie messe in atto per tener fede alla sua promessa e l’avversione dei suoi superiori che lo consideravano un pazzo più che un profeta, D’Aquila fu allontanato dal fronte e internato in alcuni ospedali psichiatrici.

Sopravvissuto al conflitto, D’Aquila rientrò negli Stati Uniti, dove anni dopo scrisse il racconto della sua esperienza. Il libro, nonostante le critiche positive, cadde presto nell’oblio. In Italia rimase inedito, probabilmente perché il fascismo non gradì l’implicito inno alla pace che racchiudeva. Nato come sintesi introspettiva di una personale «odissea di guerra e pazzia», il racconto di D’Aquila costituisce oggi non solo un prezioso documento, utile agli storici e agli studiosi, ma anche un racconto avvincente di come sia possibile sopravvivere alla guerra, senza sparare un solo colpo.

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