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PCI Varese su questione ex ILVA di Taranto: “Questa vicenda può essere un punto di svolta per il Paese”

VARESE, 6 novembre 2019-C’è qualcosa di inquietante nella vicenda Arcelor Mittal (ex ILVA) di Taranto. Adesso la nuova proprietà recede dall’accordo. La giustificazione primaria è che è stata tolta l’immunità penale.

Ma non c’è solo questo perché altre sono le cause che hanno portato al recesso da parte della multinazionale indiana alla quale era stata “ceduta” l’ILVA. Su Ansa si può leggere, infatti che, (oltre al mancato scudo legale e ai provvedimenti del tribunale di Taranto) “altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto”.

“Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”. E, naturalmente, Confindustria scende in campo difendendo i padroni (del resto è il suo mestiere) e giustifica l’atteggiamento di Arcelor Mittal dichiarando che quanto sta succedendo è sola responsabilità di scelte irragionevoli e non meditate da parte del governo. Da più fronti (confindustria, lega e sodali, parte renziana del governo, sindacati …) si invoca il ripristino dello “scudo legale” cedendo al ricatto del colosso indiano dell’acciaio.
Intanto migliaia di lavoratori si trovano sull’orlo del licenziamento. E gli studi epidemiologici registrano, tra i lavoratori dell’Ilva e i cittadini che abitano vicino allo stabilimento, “mortalità in eccesso”(1) e un consistente aumento delle malformazioni infantili.
Sulla questione si sono subito affrettati a dire la loro personaggi ai quali dell’ILVA e dei lavoratori importa poco o nulla. La questione ILVA serve per lanciare qualche slogan che sa tanto di réclame elettoralistica. Si guardi il Salvini, subito “accorso” in difesa dei lavoratori con dichiarazioni al solito propagandistiche. Le sue affermazioni che accomunano il “caso Balotelli” all’ILVA, sono indicative di una maniera di fare politica che non va al di là della dichiarazione ad effetto propria di qualche “reality show”. L’affermazione di Salvini “un operaio dell’ILVA vale più di 10 Balotelli” dovrebbe essere un’offesa all’intelligenza e, invece, viene riportata da tutti i media quasi fosse un’idea brillante, una dichiarazione da statista. Ora, a parte che al Salvini è sempre importato poco di chi lavora (sarà per i
suoi trascorsi definibili “poco significativi” nel mondo del lavoro), sarebbe da ricordare al capo della lega che una persona dovrebbe valere tanto quanto un’altra, né di più né di meno. Balotelli vale come un operaio di qualsiasi fabbrica e viceversa. Un immigrato vale come l’ex ministro Salvini. Non lo dice solo la Costituzione (alla quale lo stesso Salvini ha giurato), lo pretende un normale buonsenso.
Ma torniamo all’ex ILVA.
Ci possono spiegare i governanti di prima e quelli di adesso che “razza” di accordo hanno fatto con Arcelor Mittal? Perché era stata data l’immunità penale alla nuova proprietà e non solo per reati compiuti dalla precedente proprietà ma anche quelli avvenuti dal momento dell’entrata di Arcelor Mittal fino al completamento della bonifica degli impianti? E qualcuno ci può spiegare cosa è stato fatto in questo ultimo anno a tal proposito?
Ma la principale domanda alla quale rispondere è anche un’altra ed è, per così dire, istituzionale o, se si vuole, ideologica. Qual è il ruolo dello Stato nello sviluppo industriale del paese? E questa domanda ha ulteriori corollari.

L’ex ILVA può essere un punto di svolta se si tralascia propaganda e temi da campagna elettorale e si opera concretamente per due obiettivi primari che non sono né possono essere in conflitto, garantire il lavoro e garantire la salute a chi lavora e vive nei quartieri devastati dall’inquinamento prodotto da fabbriche come quella di Taranto. Il conflitto non può essere mai tra lavoro e salute. È sempre tra capitale e lavoro e capitale e salute.

Partito Comunista Italiano sezione Varese

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