VARESE, 23 maggio 2020- di GIANNI BERALDO-
Dopo ottant’anni di storia anche il Caffè Zamberletti di Corso Matteotti si è arreso. Quasi un secolo di attività durante il quale tutti i varesini si sono identificati nello Zamberlettti, vero cuore pulsante a livello culturale e politico.
Ora tutto questo rimarrà nel cassetto dei ricordi indelebili; come purtroppo pure questo maledetto coronavirus che ha costretto tutti noi a rinchiudersi in casa e la chiusura di tutte le attività commerciali, molte delle quali non riapriranno più.
Tra queste Il Caffé Zamberletti di Corso Matteotti appunto (rimane aperto però quello inaugurato nel 1993 in via Manzoni), la cui titolare Angela Zamberletti ha deciso di chiudere per sempre la serranda “troppe spese e questa lunga chiusura ci ha condizionato parecchio, costringendoci a fare questa sofferta scelta”’, dice la signora erede della famiglia Zamberletti, con quel sorriso che l’ha sempre contraddistinta dietro alla cassa, dalla quale salutava e conosceva uno per uno i clienti più assidui.
Come lo scrittore, saggista e tanto altro qual’é Mauro della Porta Raffo, che allo Zamberletti ha vissuto pagine memorabili della sua vita frequentando centinaia di personalità di ogni settore: uno su tutti il grande scrittore Piero Chiara, del quale Raffo era amico.
«Lo Zamberletti si chiamava Cavour fino al 1955, anno in cui fu acquistato dalla famiglia Zamberletti -dice Raffo-Prima di quell’anno era un caffè quasi ottocentesco arredato di velluto rosso e separé, quelle cose particolari tipiche dell’epoca alla quale si era ispirato».
Poi subentra la famiglia Zamberletti che lo arredò come si vede ancora oggi«La sua inaugurazione fu un evento eccezionale che nessuno a Varese si aspettava. Nei decenni a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta era frequentato dalla migliore intellighenzia della città. Da Piero Chiara, Bruno Ravasi, raramente anche da Morselli, Angelo Frattini. Giuseppe Montanari. Lo Zamberletti era frequentato anche da quei varesini che si erano trasferiti in altre città come Gianni Santuccio, Enrico Maria Salerno, Flaminio Bertoni e tanti altri»
Un luogo di ritrovo importante, dove si trovavano tanti personaggi tutti per stima e amicizia, sottolinea Raffo che ricorda molto bene anche come veniva utilizzata la sala superiore «per un certo periodo era diventato un posto dove Piero Chiara giocava a carte, infatti era abbastanza normale in quegli anni trovarlo in quel luogo. Giocava contro un avversario che si chiamava Rosmino, personaggio molto conosciuto all’epoca in città. Un uomo altro, grosso, capelli arruffati, sembrava fosse sempre arrabbiato invece era divertente. Famoso l’episodio che lo vide protagonista quando, dopo l’ennesima sconfitta patita da Chiara, si alzò in piedi per pagare e disse a Chiara ”Vorrei avere la tubercolosi per sputarti in bocca”, tanto era la frustrazione nel vedersi sempre sconfitto».
Parlando di frasi celebri anche una che vide protagonista lo stesso Raffo «fu quella volta che Chiara, preso dal gioco, rivolto a me disse ”vai a pisciare tu per me perché io non posso alzarmi”, questo per dire che tipo di personaggi vi erano allo Zamberletti».
Poi arrivano gli anni più recenti dove il Caffè Zamberletti non perde certamente l’aura di luogo dove si respira cultura «Angela (la propietaria,ndr) fu così gentile e generosa da concedermi gratuitamente la sala superiore, organizzando e conducendo circa 250 incontri culturali tra il 2000 fino a poco tempo fa (per l’elenco dettagliato consultare il sito https://dellaportaraffo.com/ ). Negli anni ho invitato tutto il gotha della cultura italiana, i più grandi giornalisti, cantanti come ad esempio Milva, Vanoni e Zanicchi, oltre ad attori, sportivi e politici».
Certo per Raffo ogni volta che saliva quella stretta scaletta che portava al salotto le emozioni si confondevano forse con un pizzico di nostalgia pensando al passato «certamente, basti pensare che ho iniziato a frequentare il Caffè Zamberletti fin da ragazzino insieme a mio padre, per poi non abbandonarlo mai, conoscendo tantissime persone con molte delle quali è nata poi un’amicizia. Peccato che ora di tutti loro sono rimasto solo io (Raffo è un brillante 76enne, ndr)».
Mauro della Porta Raffo oggi è un brillante 76enne dal quale ci attendiamo ancora molto dalla sua verve mai doma, che dietro l’angolo cela sempre sorprese molto spesso dalla valenza culturale raffinata, caratteristica ben riflessa d’altronde nello stesso Mauro «nonostante tutto voglio continuare a proporre incontri culturali, per questo sono alla ricerca di un luogo adatto in alternativa all’oramai ex salotto Zamberletti. Chiederò aiuto anche al sindaco al quale potrei proporre l’ex palazzina della Cultura in via Sacco, da me già utilizzata verso la fine degli anni Novanta».
Tutte belle soluzioni ma certamente non paragonabili al Caffè Zamberletti dove ogni volta che si varcava l’ingresso la percezione era quella di una sorta di positiva staticità del tempo. Insomma come se tutto fosse rimasto congelato a quel felice periodo dove goliardia e cultura si avvicendavano, emanando quel senso di leggerezza ma pure di arricchimento culturale oggi difficilmente identificabile con altri locali o luoghi della città «Hai ragione, hai espresso bene la sensazione che si provava frequentandolo» conclude Mauro della Porta Raffo che con la Varese attuale ha (forse) ben poco da condividere.