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Arriva il tessuto antivirale prodotto dalla TMR Cederna Fodere di Verghera

VARESE, 22 GIUGNO 2020-Il tessuto antivirale rivoluzionerà il nostro modo di vestirci?

Sì, non avete letto male: abbiamo proprio scritto antivirale.

Se il tessuto antibatterico, infatti, è concetto noto anche ad un pubblico non specializzato, quello che difende dal virus è una vera e propria novità e, in tempi di Corononavirus, diventa quanto mai interessante. A raccontarcelo, Edoardo Giardini della TMR Cederna Fodere SpA di Verghera di Samarate, azienda storica che fa risalire le proprie radici fin dal 1.800 e che ha vissuto, reinventandosi, tutte le fasi importanti del settore, diventando riferimento di mercato e oggi fornitore di marchi molto noti dal pret-a-porter all’alta moda, come ad esempio Ralph Lauren, Hugo Boss, Tommy Hilfiger e Calvin Klein. Per un’azienda che ha attraversato tutte le rivoluzioni industriali non è quindi strano, in tempi di pandemia, decidere di non fermarsi e di guardare avanti, affrontando nuove rivoluzioni.

Quella di oggi, per TMR, porta il nome di ViroProtect +, una formula che coniuga insieme un trattamento antivirale certificato Iso e una finitura antibatterica testata in laboratorio per disarmare eventuali virus e batteri, tra cui il Coronavirus, dopo il contatto con il tessuto. “Per dirla in parole semplici – spiega Giardini – il 99% dei batteri e delle materie virali perdono efficacia entro pochi minuti dal contatto con la superficie del tessuto. Di conseguenza le applicazioni possono essere infinite: dal settore sanitario, ad esempio per i camici, alla sfera dell’abbigliamento d’uso comune. Senza dimenticare un plus: questo trattamento ha persistenza sia ai cicli di lavaggio in acqua che a secco perché è realizzato con un processo in assorbimento dove la fibra viene nobilitata in fase di finissaggio. Ed è certificato. Al momento stiamo conducendo dei test per garantire i massimi risultati su tutte le forme di batteri virali incapsulati e non, inclusa l’efficacia alla versione felina del Coronavirus”.
“La formula – continua il responsabile commerciale – è disponibile come finitura aggiuntiva su tutta la nostra gamma di fibre cellulosiche e organiche, che vanno da Viscosa, Cupro, Acetato a Cotone e Seta. Originaria del settore medicale, la formula ViroProtect +, è stata riprogettata per trovare applicazione nel settore dell’abbigliamento, dalle divise, alle uniformi e alla moda stessa garantendo ai tessuti le stesse caratteristiche (anche di mano e di comfort) che i clienti cercano – e trovano – nei nostri prodotti”.
Una sorta di conversione industriale indotta dalla pandemia, dunque. “Nel momento del lockdown – prosegue Giardini – abbiamo riflettuto: avevamo la classica possibilità di far diventare la crisi una opportunità, ripensando alla funzione del nostro settore Ricerca e Sviluppo e ragionando su quanto la filiera del tessile sarà tenuta a cambiare. In questo percorso, è arrivato l’input di un cliente tedesco con una richiesta specifica: un tessuto che fosse insieme antivirale e antibatterico. Abbiamo quindi avviato una ricerca e scoperto che tre aziende del biomedicale producevano ausiliari tessili specifici con questa tecnologia. E l’abbiamo immaginato ad ampio spettro progettando un finissaggio certificato a tutti gli effetti, riscontrando subito l’interesse dei grandi gruppi di moda. Immaginate in questo momento quale grande sfida possa essere produrre capi che isolano efficacemente chi li indossa dai contatti con l’ambiente esterno, tenendo lontano il virus. Prove scientifiche hanno confermato che auto-inoculazione è ancora una delle principali via di trasmissione responsabile per il virus, dimostrando anche che il materiale infettivo può sopravvivere ore sulle superfici tra cui l’abbigliamento che indossiamo. Immaginate, invece, la rivoluzione di un tessuto che possa fornire tra le tante caratteristiche and una difesa in questo senso. Pensate al quotidiano: immaginate anche solo di infilare le chiavi in una tasca realizzata con un tessuto che lo annienta. Le potenzialità sono enormi. Per non parlare di un’altra nuova sfida per tutta la filiera tessile: quella della contaminazione tra il settore moda e quello medicale. Anche in questo caso le possibilità che abbiamo di fronte sono innumerevoli”.

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