VARESE, 7 settembre 2020-di MASSIMO MASTRUZZO-
Il problema dei docenti mancanti nella scuola? Anche quest’anno si risolverà “convincendo” docenti del sud, ma anche personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), a trasferirsi nelle regioni del nord (ricattati come sempre con la promessa di un ruolo che mai otterranno nelle loro regioni).
Ad attenderli, oltre agli studenti, ci saranno:
affittuari di immobili;
mezzi pubblici;
supermercati;
bar…
E tutto il resto dell’indotto, felici di assorbire il loro stipendio di #lavoratorifuorisede.
La mappa completa dei trasferimenti, dall’infanzia alle superiori: il 74% dei docenti sono del Sud, ma nel Meridione ci sono solo 39% degli studenti. Emigrano 8.661 docenti campani (il 52%), 8.569 siciliani (il 56%) e 1.165 della Basilicata (il 69%).
Sotto accusa, a fronte di questi dati, non può che finire la disomogeneità territoriale nazionale unica nella UE per ampiezza. Lo spostamento del baricentro della scuola italiana: più studenti e più posti al nord, sempre meno al sud, dove però risiede circa l’80% di chi vuole insegnare è quanto prodotto dal perverso sistema Italia che ha parole reclama un generico “Prima gli Italiani” ma allo stato dei fatti è visibile come operi solo per una parte del territorio italiano, salvo far scaricare sullo “straniero” la frustrazione di quel resto di italiani che per sentirsi “primi” sono, a 72 anni dalla Costituzione (Vedi art. 3), costretti ad emigrare.
Un’emigrazione intellettuale che rievoca quella del dopoguerra verso il triangolo industriale.
Che poi se non ci fosse stata la spinta degli alunni stranieri, per molti docenti meridionali non ci sarebbe stato un posto neanche lontano da casa.
Direttivo nazionale M24A-ET – Movimento per l’Equità Territoriale