Recensioni libri: Il crimine attraverso l’arte e i fiori nel nuovo romanzo di Tiziana Viganò

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L'autrice Tiziana Viganò

VARESE, 4 febbraio 2021-– Qual è il confine tra essere vittima e diventare carnefice? Chi è davvero colpevole, quando storie di violenze e di abusi segnano nel profondo, senza rimedio, per sempre?

Un killer diabolico e intelligente metterà a dura prova il capitano Adelio Rusconi e
la sua squadra. Ogni delitto è una vera performance d’arte, opere che vorrebbero costituire nuove forme artistiche, partendo da famosi dipinti e sculture. Preceduti da oscuri omaggi floreali. Riuscirà Rusconi a capire chi cela dietro gli omicidi?
La trama di Quando il delitto è arte di Tiziana Viganò è ricca di intrecci,
colpi di scena e depistaggi, oltre ai richiami dell’arte e un’analisi approfondita dei protagonisti.
“Tutta la storia è un invito a riflettere sui labili confini tra il Bene e il Male, con la maiuscola. Una personalità così disturbata da arrivare ad uccidere, non nasce per caso, è il risultato di genetica, di ambiente dove è cresciuto, delle esperienze negative che ha subito” racconta l’autrice, Tiziana Viganò.
Questo è il secondo romanzo con protagonista Adelio Rusconi, già apparso in Sinfonia nera in quattro tempi (Youcanprint, 2016). Ma in questa vicenda sarà un Rusconi diverso, più maturo e infelice. “In questo romanzo ritroviamo un Rusconi che ha fatto carriera, ma che allo stesso tempo ha perso la sua allegria e l’entusiasmo per il suo lavoro” svela la Viganò. “Il contatto continuo con le cose peggiori commesse dagli esseri umani l’ha toccato nel profondo e questa indagine lo metterà di fronte a qualcosa di sconvolgente…”
Estratti dal testo
La stanza era in perfetto ordine ma sul letto, adagiata su due cuscini, giaceva una donna nuda, in una posa
molto sensuale. Aveva un fiore nei capelli e petali di rose sparsi intorno, il rossetto sulle labbra, un nastrino di velluto nero annodato con un fiocco sul collo; nessun segno di violenza… e un gatto morto ai suoi piedi.
«Un rituale.»
«Già, brutto segno, vero capitano?»
[…] Adelio Rusconi chiese di restare solo per pochi minuti, entrò e si portò le mani sulla testa, lentamente, mentre guardava orripilato la donna stesa sul letto: aveva visto molte scene inondate di sangue, eppure questa gli faceva letteralmente rizzare i capelli.