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Fials, Nursind e Cisal Varese denunciano: “Il personale sanitario dopo un anno di lotta al Covid è stremato: sforzo che non può protrarsi all’infinito”

VARESE, 17 marzo 2021- Il COVID-19 ha evidenziato criticità organizzative e gestionali, in ambito sanitario, con particolare riferimento al territorio, già tristemente note e più volte denunciate.
E’ evidente l’impegno che i lavoratori della sanità hanno profuso per contrastare la pandemia.

Tutti gli operatori sanitari impegnati da oltre un anno nella lotta alla pandemia, ogni giorno con impegno e dedizione, con professionalità e senso del dovere, che va ben oltre gli impegni contrattuali, offrono una speranza a tutta la popolazione anche difronte ad evento drammatico, catastrofico e devastante quale è quello attuale.
Non bisogna però vanificare questo straordinario sforzo che non può protrarsi all’infinito. Occorre cogliere l’opportunità che i momenti di crisi offrono, per analizzare e riorganizzare quello che non funziona, nell’ottica del miglioramento di un servizio che nel nostro caso riguarda la salute di tutti, rafforzando il ruolo del Servizio Pubblico che, in modo ormai chiaro ed indubitabile, è l’unico baluardo per la difesa di una intera collettività.
Non si coglie pertanto il senso logico ed appaiono conseguentemente incomprensibili, le paventate scelte finalizzate a privatizzare e/o dismettere processi, settori o aree attualmente pienamente afferenti alla gestione pubblica.
Affidare a terzi settori strategici e centrali come la logistica o aree redditizie come i parcheggi all’interno del Presidio Ospedaliero di Varese oltre ai trasporti non urgenti dei pazienti per non parlare delle chiusure dell’Ospedale di Cuasso e del centro vaccinale presso il Distretto di Arcisate non favorisce il bene comune e va nella direzione opposta a quella che è lecito attendersi in un momento così critico.
I disservizi patiti nel settore della logistica dell’ASST dei Sette Laghi non si risolvono dando in appalto l’intera gestione del servizio, per un importo complessivo pari a 15 milioni di euro in nove anni. Le perplessità sono supportate da esperienze simili risultate fallimentari per la qualità del servizio erogato e per le casse pubbliche (global service AO Busto Arsizio, appalto per la gestione delle divise e della biancheria della Sette Laghi). La logistica funzionerà meglio dopo l’appalto?
I parcheggi (all’interno del Presidio Ospedaliero di Varese) rendono all’Azienda quasi mezzo milione di euro all’anno. Perché ci si priva di una entrata propria che potrebbe essere investita all’interno dell’Azienda stessa per il miglioramento dell’attività assistenziale?
Altrettanto inspiegabile appare la scelta dell’appalto per la gestione dei trasporti pur in presenza di personale dedicato. Durante la prima ondata di COVID -19 gli addetti ai trasporti hanno operato senza lesinare sforzi, rischiando anche la propria salute. Sarebbe bastato investire su tale settore per migliorare il servizio, ma ciò non è avvenuto. La scelta è stata quella di appaltare ad un privato, operazione che non
è certo a costo zero.

A questa visione pre COVID, che va contro quello che da più parti viene ribadito, ovvero che il settore pubblico deve riconquistare la centralità che merita, si aggiunge la chiusura dell’Ospedale di Cuasso e del centro vaccinale di Arcisate (relativamente alle prestazioni non Covid – attività di contrasto alle malattie infettive, specialmente rivolta ai bambini ed agli anziani). Eppure, il dottor Bonelli, al momento dell’insediamento, aveva assunto pubblicamente l’impegno di rafforzare e valorizzare i presidi periferici
in generale e l’Ospedale di Cuasso in particolare.

Più volte abbiamo letto dell’apertura del PreST di Arcisate, ma nel frattempo viene chiuso, come detto, il punto vaccinale.
Cogliere l’opportunità significa rimodellare il sistema organizzativo, porre l’attenzione sul ripristino e la valorizzazione delle attività territoriali (grandi assenti nel piano che l’azienda ha presentato a dicembre alle Organizzazioni Sindacali). Il momento è complicato e critico per tutti ma non è pensabile che tutto possa basarsi sulla flessibilità organizzativa ospedaliera con uno sforzo immane per aprire, chiudere,
riaprire e richiudere ancora, con il personale costretto a turni massacranti di dodici e più ore, con ferie sospese, con spostamenti di personale tra unità operative e tra presidi. Il sacrificio è accettabile e giusto quando è circoscritto nei modi e nei tempi, è insostenibile quando diventa il modello organizzativo di riferimento.

Così nel momento in cui si presenta il problema della vaccinazione di massa l’opzione diviene una ed una sola: il sacrificio del personale, già oberato da mille attività. L’unica certezza è la buona volontà del personale che, nonostante tutto, “tira la carretta”. Ma le energie non sono infinite e il buon senso non può essere unilaterale. Eroi, forse – martiri no. Sarebbe troppo.

Le segreterie territoriali – FIALS – NURSIND – CISAL SANITA’

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