Una sala di Palazzo Lombardia intitolata a Philippe Daverio: varesino d’adozione

0
1511
Elena Gregori, moglie di Daverio, con gallie fontana all'inaugurazione della targa

VARESE, 7 giugno 2021-Una sala di Palazzo Lombardia, sede della Regione, è stata intitolata allo storico e critico d’arte Philippe Daverio, scomparso lo scorso 2 settembre. La cerimonia si è svolta oggi pomeriggio alla presenza del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, dell’assessore regionale all’Autonomia e Cultura, Stefano Bruno Galli e della moglie Elena Gregori

“Un momento dal forte valore simbolico – ha sottolineato il presidente Attilio Fontana – che vuole diventare un segno tangibile e indelebile del prezioso e per certi versi ineguagliabile apporto che Philippe Daverio ha dato alla Lombardia. Con uno stile davvero unico, è stato un inimitabile narratore della nostra terra e di tutto ciò che ha caratterizzato la storia di una regione che non lo dimenticherà mai”.

“Lo avevo annunciato all’indomani della sua scomparsa” – ha commentato l’assessore all’Autonomia e Cultura, Stefano Bruno Galli. “Regione Lombardia – ha proseguito – è orgogliosa di intitolare una sala della sua sede a un intellettuale eclettico e curioso, brillante e geniale. Philippe Daverio, alsaziano di nascita e in seguito varesino e quindi milanese di adozione, è stato un infaticabile autore di libri e ricerche, nonché il curatore di molte mostre, noto al grande pubblico come apprezzatissimo conduttore di programmi televisivi nei quali sapeva intrecciare, con maestria e ironia impareggiabili, arte e cultura, storia e tradizioni”. “Philippe Daverio – ha aggiunto l’assessore Galli – era fortemente attratto dalle tradizioni civiche e dall’eredità culturale delle comunità territoriali che caratterizzano la dimensione plurale dell’identità lombarda. È stato un ineguagliato cantore del lombardismo, cioè del più autentico spirito lombardo”.

La targa con cui verrà ricordato riporta un suo pensiero, che suona ancora oggi come un severo monito: “La cultura è il momento più potente della nostra identità, se non vogliamo essere messi in disparte dal resto del mondo”.