VARESE, 24 ottobre 2021-di GIANNI BERALDO-
Il giornalista e scrittore Gad Lerner e Laura Gnocchi, presenteranno il loro libro ‘Noi partigiani’ (edito da Feltrinelli) domani sera, lunedí 25 ottobre, alla Sala Montanari di Varese (inizio ore 20.30).
‘Noi partigiani’ é una raccolta di testimonianze degli ultimi partigiani ancora in vita, un Memoriale della Resistenza italiana dall’alto valore storico e culturale soprattutto in questi tempi di revisionismi storici con pericolosi richiami al fascismo in tutta Europa.
Con questo bel lavoro durato parecchi mesi, Lerner e Gnocchi hanno fatto raccontare con naturalezza ai protagonisti le loro storie, le loro vite, la loro scelta di aderire ai partigiani, spesso non ancora maggiorenni.
Tra le testimonianze raccolte anche quelle dei partigiani e partigiane varesine quali Aurelio Legnano e Ivonne Trebbi.
Alla serata organizzata dall’Anpi provinciale, oltre agli autori saranno presenti Ester Maria De Tomasi (presidente Anpi provinciale) Leonardo Visco Ilardi (presidente Anpi Milano) e il docente di Storia all’Insubria di Varese, professore Robertino Ghiriinghelli.
Per l’accesso é necessaria la prenotazione scrivendo a anpivarese@tiscali.it.
Ricordiamo che vi é pure l’obbligo del Green pass.
ALLA CORTESE ATTENZIONE DI LAURA GNOCCHI
DIRITTO DI RAPPRESAGLIA di Ernesto Scura
Caro lettore,Ti voglio riproporre alcune verità storiche di un eccelso,ora compianto,giornalista del Corriere della sera, Tullio Kezich,a me particolarmente caro,perchè triestino (se vogliamo,Trieste è la mia seconda Patria) di cui tutto si può dire,tranne che essere fazioso o di parte,ma di certo un appassionato di Storia,che la Storia ce la racconta nella pienezzadella sua realtà,anche se amara,anche se sgradita. Sostiene,documentando minuziosamente i fatti,che l’eccidio delle“Fosse Ardeatine” fu un atto legittimo di rappresaglia come ritorsione per un attentato in cui trovarono la morte 33 soldati tedeschi e tre innocenti italiani di passaggio,di cui uno era un bambino.Ma io sono certo che di questi italiani mortammazzati dalla bomba gappista (GAP,gruppi di azione patriottica,comunisti) non avete mai sentito parlare,perchè nella retorica della vulgata partigiane è proibito,parlarne.
Credete,vi prego,a quel riconosciuto galantuomo di Kezich. Buona lettura !
048 – Sull’illegalità partigiane e la liceità delle rappresaglie – Cominciamo per ordine.
L’art. 42 della Convenzione dell’Aja dice testualmente“La popolazione ha l’obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi“. Basta questo articolo, da solo, a togliere qualsiasi parvenza di legittimità alla resistenza. Secondo il diritto internazionale (Art. 1 della convenzione dell’Aia del 1907) un atto di guerra materialmente legittimo può essere compiuto solo dagli eserciti regolari ovvero da corpi volontari i quali rispondano a determinati requisiti, cioè abbiano alla loro testa una persona responsabile per i subordinati, abbiano un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza e portino apertamente le armi. Ciò premesso, si può senz’altro affermare che gli attentati messi in atto dai partigiani fossero atti illegittimi di guerra esendo stati compiuti da appartenenti a un corpo sì di volontari che però non rispondevano ad alcuno degli accennati requisiti. Consapevole di questo, il governo del Sud, per mezzo di Badoglio, che aveva diramato l’ordine a tutti gli uomini della Resistenza di evitare di fare attentati nelle città, proprio per evitare quel tipo di prevedibili (e, ripeto, per il nemico legittime) rappresaglie che avrebbero coinvolto anche civili.Stabilito che l’attentato di via Rasella costituì un atto illegittimo di guerra, occorre accertare, per le diverse conseguenze giuridiche che ne derivano, quale fosse la posizione degli attentatori nei confronti dello stato italiano in quel preciso momento (e del governo del Sud Badoglio, che aveva diramato l’ordine a tutti gli uomini della Resistenza di evitare di fare attentati nelle città, proprio per evitare quel tipo di prevedibili (e ripetiamo per il nemico legittime) rappresaglie che avrebbero coinvolto anche civili). Veniamo ora alle Fosse Ardeatine.
Secondo l’Art. 2 della convenzione di Ginevra del 1929 non potevano essere utilizzati per una rappresaglia né feriti né prigionieri di guerra e neppure personale sanitario. Il Tribunale di Norimberga d’altra parte affermò:
“le misure di rappresaglia in guerra sono atti che, anche se illegali, nelle condizioni particolari in cui esse si verificano possono essere giustificati: ciò ‘in quanto l’avversario colpevole si è a sua volta comportato in maniera illegale e la rappresaglia stessa è stata intrapresa allo scopo di impedire all’avversario di comportarsi illegalmente anche in futuro.’”.“Nel 1947 i magistrati militari britannici, nel processo a carico di Albert Kesselring, commentarono che nulla impediva che una persona innocente potesse essere uccisa a scopo di rappresaglia“.
(F.J.P. Veale, Advance to barbarism (ed.The Mitre Press. Londra 1968) e dello stesso autore, Crimes discretely veiled (ed. IHR, Torrance, California,1979)
Interessante anche ricordare alcune rappresaglie alleate:
A Stoccarda il generale francese Lattre de Tassigny minacciò l’uccisione di ostaggi tedeschi nel rapporto di 25:1 se fossero stati uccisi soldati francesi.
A Marcktdorf erano previste fucilazioni di ostaggi nel rapporto di 30:1.
A Reutlingen i francesi uccisero 4 ostaggi tedeschi affermando che era stato ucciso un motociclista che in realtà era rimasto vittima di un incidente.
A Tuttlingen, i francesi annunciarono il 1° maggio 1945 che per ogni soldato ucciso sarebbero stati fucilati 50 ostaggi. (L’originale del manifesto appare nel libro di Spataro che citiamo sotto)!
Ad Harz le forze americane minacciarono di esecuzione punitive nel rapporto di 200:1.
Quando il generale americano Rose, nel marzo del 1945, rimase vittima di una imboscata, gli americani fecero fucilare per rappresaglia 110 cittadini tedeschi. (In realtà Rose era stato ucciso in un normale combattimento, soldati contro soldati – e l’imboscata è pur sempre un atto di guerra se si portano le mostrine e la divisa).
A Tambach, presso Coburg, in data 8 aprile 1945 il tenente americano Vincent C. Acunto fece fucilare 24 prigionieri di guerra tedeschi e 4 civili; accusato di omicidio venne assolto.
A Berlino l’Armata Rossa che l’occupava minacciò fucilazione di ostaggi nel rapporto di 50:1. Il testo del comunicato era il seguente: “Chiunque effettui un attentato contro gli appartenenti alle truppe d’occupazione o commette attentati per motivi di inimicizia politica, provocherà la morte di 50 ex appartenenti al partito nazista“. (Pubblicato sul quoridiano Verordnunsglatt di Berlino in data 1 luglio 1945).
A Soldin, Neumark, i russi andarono al di là di questa cifra: furono fucilati 120 cittadini tedeschi perchè un maggiore russo era stato ucciso nottetempo da una guardia tedesca. (che poi risultò essere stato ucciso perchè il russo gli stuprò la moglie (Mario Spataro, Dal caso Priebke al nazi gold, Ed. 7° Sigillo, vol.2, Pag. 913).
Una delle più gravi fu la strage di Annecy del 18 agosto 1944, in un campo di prigionieri tedeschi gestito da americani e francesi; proporzioni di 80:1.(ib)A Bengasi, gli inglesi di Montgomery contro gli italiani applicarono quella del 10:1. (Ib.)
Ma torniamo alle Fosse Ardeatine.
Nessun Tribunale italiano fu infatti in grado di imputare a Kappler l’atto di rappresaglia. La condanna di quest’ultimo infatti si basa solo e soltanto sul numero delle vittime. Nelle Fosse Ardeatine furono infatti ritrovati i corpi di 345 persone e non i 330 che ci si aspettava. Dieci di quelli in soprannumero potevano essere ‘giustificati’ con la morte di un ulteriore soldato tedesco avvenuta prima della della rappresaglia, gli altri cinque no. Per inciso, se si fossero aspettati alcuni giorni, le persone giustiziate ‘legalmente’ sarebbero state molte di più, visto che nei giorni successivi morirono ulteriori soldati tedeschi. (Kezich Tullio – Corriere della Sera)
CONCLUSIONI: Quell’attentato dei GAP provocò la morte di:
-33 soldati tedeschi (altoatesini del Battaglione Bozen );
– 5 sodati tedeschi morti,in seguito,per le ferite riportate.
-3 italiani assolutamente non tedeschi e non fascisti;
– 345 ostaggi,italiani,di cui nessuno “comunista”;
In Totale 386 innocenti immolati per la gloria dei responsabili di quell’anttentato che,nei tempi di ultimazione del conflitto non influirono nemmeno di un minuto.Quell’attentato non fece altro che aumentare la furiosa rabbia dei tedeschi. Fu semplicemente un fragoroso “BOOM”che procurò,agli autori di “quel vile gesto,tenetevi forte: LA MEDAGLIA D’ORO.
Ernesto Scura
PIAZZALE LORETO di Ernesto Scura
Tutti sanno che “Piazzale Loreto”, a Milano, prende il nome dalla Madonna di Loreto ma per la sinistra prevale il significato di “luogo della memoria” di una “strage fascista” che, in quel piazzale si consumò con la fucilazione, il 10 agosto 1944, di 15 partigiani, giustificando, così la successiva “barbara” esposizione di cadaveri, appesi per i piedi ed esposti al ludibrio di una folla inferocita, che l’onesto galantuomo Ferruccio Parri definì:
MACELLERIA MESSICANA.
Ma i fatti storici non nascono ma i come i funghi. Bisogna individuare, sempre, le cause occasionali e, quel che più conta, le cause remote, che sono il vero “motore” della Storia. Sarebbe troppo riduttivo accontentarsi del racconto partigiano e degli sciocchi fiancheggiatori: 15 partigiani fucilati, una ventina di fascisti esposti, tanto per…”pareggiare il conto”. Ma, a parte il sovrannumero (sovrappeso), i conti non tornano per un altro motivo. Vediamo come si generò quella spirale di odio e vendetta. Occorre fare un coraggioso passo indietro, correndo il rischio di dover indispettire i patetici “devoti” vetero-ex-fu-pseudo-cripto-para-filo-neo-comunisti. Fino all’otto Agosto del 1944, un corpulento sergente tedesco, Karl Kuhn, si recava, con una camionetta, in Viale Abruzzi, alla convergenza con Piazzale Loreto e distribuiva, ogni mattina, gratis, a donne e bambini, abbondanti razioni di latte. E quelle donne e quei bambini, a quel sergentone, familiarmente soprannominato “el Carlun”, erano infinitamente riconoscenti, data la grave carestia alimentare del momento. Ma i comandi partigiani non sopportavano quell’affronto alla lotta partigiana che voleva i tedeschi solo dispensatori di morte. Bisognava porre fine a quella “mortificante” donazione. E vi posero fine. Col metodo caro alla lotta partigiana: L’atto terroristico. Risultato: Il sergente, che riposava nel camion, rimase ferito. 7 i morti italiani, di cui tre, bambini. Altri 11 italiani, feriti. Così “imparavano”, specie gli italiani, ad intrattenere rapporti, amichevoli e di gratitudine, coi “crucchi”. Costi quel che costi, anche la vita di 7 italiani innocenti, anche la vita di 15 ostaggi innocenti, vittime della legittima Rappresaglia ai sensi di quanto stabilito dalle vigenti norme internazionali contenute nelle Convenzioni di Ginevra e dell’Aja. Da quel giorno quel “Carlun” pose fine all’offensivo “rito” della distribuzione del latte. Ma non crediate che i partigiani aspettassero il 28 Aprile delinuente 1945 per consumare l’ulteriore vendetta con la macabra esposizione di quella truculenta MACELLERIA MESSICANA. Subito a ridosso della rappresaglia tedesca, il comando partigiano dell’Ossola, agli ordini di Cino Moscatelli, scatenò la vendetta partigiana (non “Legittima Rappresaglia” che non poteva essere applicata dai partigiani in qunto, per la Convenzione dellAja, non erano riconoscibili come soldati) ordinando, in spregio ad ogni convenzione internazionale, la fucilazione di militi fascisti e tedeschi, da tempo prigionieri dei partigiani. E tanto per largheggiare non lesinò nel numero. Furono fucilati 30 militi fascisti e 15 soldati tedeschi, cioè nel rapporto di 3 a 1, misura che Moscatelli ritenne equa per bilanciare i 15 partigiani fucilati a piazzale Loreto. A questo punto sarebbe logico pensare che la partita fosse chiusa, anche se a tutto favore della sete di sangue partigiana. Ma così non fu. E il rivoltante epilogo fu la MACELLERIA MESSICANA di piazzale Loreto, ultimo atto di una tragica serie di stragi innescata con il cruento criminoso attentato di viale Abruzzo che mirava ad avvisare, tutti quegli inermi cittadini, del rischio che correvano nel farsi regalare…latte fresco. È proprio vero, la spirale dell’odio, nel suo crescendo, non conosce fine. A consuntivo di tutta la tragica vicenda, innescata dall’ininfluente, ai fini strategici, vile attentato di viale Abruzzi, il bilancio dei morti fu il seguente:
-7 italiani morti per mano partigiana in viale Abruzzi, più 11 feriti;
-15 civili (partigiani) fucilati come rappresaglia per mano nazifascista;
-30 militi fascisti più 15 soldati tedeschi fucilati per vendetta partigiana;
-20 gerarchi fascisti fucilati ed appesi per i piedi per dileggio partigiano.
In totale 72 vittime sacrificali dovute a quell’iniziale attentato attuato nell’inutile, almeno ai fini strategici, intenzione di sminuire l’efficacia propagandistica derivante dalla distribuzione del latte.
Tanto è costato un po’ di…latte che inizialmente dato gratis fu poi pagato con 72 vite umane.
Ernesto Scura
Premessa:
Sentirsi di e Sentirsela : To Feel up to Something
Accoppiato con di e un altro verbo, sentirsi mezzi per voglia di fare qualcosa, o di sentirsi in grado di fare qualcosa, o avete in voi di fare qualcosa. Ad esempio, sentirsi di amare , sentirsi di poter fare , sentirsi di andare:
Caterina non si sente di amare Luigi. Caterina non sente di amare Luigi.
Non mi sento di andare a vedere il museo. Non ho voglia di andare a vedere il museo oggi.
Non mi sarei sentita di vedervi se mi fossi sentita ancora la febbre. Non avrei avuto voglia di vederti se avessi avuto ancora la febbre.
Usato in questo modo, a volte ciò che ci sentiamo di fare o non fare è racchiuso nel pronome la , e sentirsi diventa uno di quei verbi doppi pronominali in forma di sentirsela . Usato in questo modo, sentirsela significa davvero averlo (o non averlo) in te per fare qualcosa. Per esempio:
Non me la sento di andare a Siena oggi; sono troppo stanca. Non ho voglia di andare a Siena oggi; Sono troppo stanco.
Te la senti di aiutarmi? Ti senti in grado di aiutarmi?
Carla non se la sente di dire un’altra bugia a sua mamma, quindi non viene. Carla non vuole dire a sua madre un’altra bugia, quindi non viene.
BELLA CIAO di Ernesto Scura
Dice Cesare Bermani, scrittore di sinistra particolarmente attento agli eventi collegati alla guerra di Resistenza: “Fischia il vento, sull’aria di un canto d’amore russo, “Katjuša”, è stata la canzone partigiana più cantata dai partigiani comunisti.
A metà anni sessanta il centrosinistra, al governo, diede forza alla sinistra che ha puntato su “Bella ciao” come simbolo per dare una unità posteriore al movimento partigiano“ con connotazioni più propriamente nazionali, onde fugare quell’ombra di servile sudditanza derivante dall’aver adottato come inno ideologico un inno sovietico. E quì occorre precisare che “Bella Ciao”, non solo non venne mai cantata dai partigiani ma, addirittura, l’odierno testo che noi conosciamo, fu adattato sulle note di una vecchia canzone che descriveva il duro lavoro delle mondine curve nelle risaie del vercellese. E non solo le note, ma anche l’iterativo ritornello “o bella ciao” fu adottato pari pari, tanto per completare il plagio, dando così, almeno, un tocco di orecchiabilità, alla porzione innovativa di quel testo colmo di strafalcioni e sgrammaticature. Dunque, il “Bella Ciao” partigiano fu un maldestro arrangiamento di un canto di sofferenza per farne un inno di “Guerra”, anche se quelli che oggi l’intonano, vogliono spacciarlo per un inno …”pacifista”. Cioè, per conquistare la “libertà, che si fa ? si combatte e, forse, persino, si muore. Ecco, “Bella Ciao” è l’inno postumo all’eroismo e alla lotta non combattuta per la libertà ma per il trionfo del comunismo. E, a ben vedere, tutt’oggi noi non godremmo di quella libertà, senza il sacrificio di morti e di sangue pagato da quei soldati Yankees. Non vi basta ? E allora sentiamo la dichiarazione di un campione della sinistra, il comunista Giorgio Bocca, di cui nessuno può negare la correttezza morale e la sua partecipazione attiva alle fasi più pericolose di quella guerra partigiana: “L’unica cosa certa, é che in venti mesi della guerra partigiana non l’ho «mai sentita cantare» (e pure gliela suonarono al suo funerale). Della prima volta che fu cantata abbiamo un dato certo : fu ad un congresso della Gioventù Comunista Mondiale, tenutosi a Praga, nel 1947, quindi a guerra ormai finita da due anni, intonata, a squarciagola, dalla delegazione italiana, con l’attuale testo banale e sgrammaticato di cui vi offriamo in’impietosa dissezione ”anatomica”. “Una mattina mi son svegliato, oh bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, una mattina mi son svegliato, ed ho trovato l’invasor.” E CHI PARLA SEMBREREBBE UN UOMO. “O partigiano portami via, o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, o partigiano portami via che mi sento di morir. PORTAMI VIA. ALLORA È UNA DONNA? MAH ! “MI SENTO DI MORIRE”. NELLA CORRETTA LINGUA ITALIANA, “SENTIRSI DI…” STA A SIGNIFICARE LA VOLONTA DI FARE QUALCOSA, QUINDI, NEL CASO IN ESAME “VOGLIO MORIRE” (ma si può essere più fessi di così ?) SAREBBE CORRETTO DIRE “MI SENTO MORIRE”. “E se io muoio da partigiano o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, e se io muoio da partigiano tu mi devi seppellir”. È UN UOMO CHE DÁ DISPOSIZIONI DI SEPOLTURA. “E seppellire, lassù in montagna, o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao e seppellire lassù in montagna,sotto l’ombra di un bel fior”. MA CHE OMBRA PUÒ FARE UN FIORE ? “Tutte le genti che passeranno o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, tutte le genti che passeranno diranno che bel fior”. DOPO UNA RICERCA IN INTERNET EMERGE: ‘Le “genti” è una parola che non si trova più nei testi moderni. “forse si trova in qualche poesia un po’ antiquata, ad esempio ” le straniere genti” (foreigner populations)”. “E questo è il fiore del partigiano, oh bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”. PAPARAZUMPA, PAPARAZUMPA,PARAPAZUMPAPAPÀ. PROVATE A CANTARLA CON QUESTA FILASTROCCA ACCOMMPAGNATA DAL RITMO DEI BATTIMANI, È GARANTITO L’EFFETTO DA CONGRESSO DEL PRESIDIUM DEL SOVIET SUPREMO DELL’UNIONE SOVIETICA.
Ernesto Scura
DA INTERNET :
GRAMMATICA
sentirsi
regge l’infinito senza preposizione; quindi, è un errore dire: mi sento di morire; più correttamente si deve dire mi sento morire.
Italiano
@QueenOfFabulous le “genti” è una parola che non si trova più nei testi moderni. “forse si trova in qualche poesia un po’ articolata, as esempio ” le straniere genti” (foreigner populations).
la gente e le persone sono la stessa cosa.
a quel concerto c era molta gente.
a quel concerto c erano molte persone.
significano la stessa cosa.
Ernesto SCURA