La SEO non è morta, ma preparati a un mondo nuovo: parola dell’esperto Paolo Luino

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VARESE, 22 aprile 2025-“La SEO non è morta, ma non sarà più quella di prima.” A lanciare l’allarme, tutt’altro che un grido provocatorio, è uno dei massimi esperti di posizionamento e visibilità online a livello internazionale: Paolo M. Luino, 63 anni, torinese, general manager EMEA di Kitsune.pro e Kitsune.ae, agenzie attive tra Usa, Europa ed Emirati Arabi, specializzate nel digital marketing per settori cruciali come health, legal e industry.

La rivoluzione, già in pieno svolgimento, ha un nome preciso: AI Overviews. Lanciato in fase di test da Google negli Stati Uniti e ora approdato anche in Europa, questo nuovo sistema basato sull’intelligenza artificiale generativa sta cambiando radicalmente il modo in cui gli utenti ottengono risposte online. Dimenticate la classica SERP con i suoi dieci risultati blu: l’AI fornisce risposte dirette alle query, spesso senza la necessità di cliccare su alcun sito web.

“E questo perché la classica sequenza query > risultati > click sta lasciando il posto a un’interazione diretta tra utente e intelligenza artificiale, che fornisce risposte senza bisogno di accedere ai siti web,” spiega con chiarezza Luino. “Un cambio di paradigma che rischia di mettere in crisi interi settori. Intendiamoci: non è la fine della SEO, ma una rivoluzione del suo perimetro: non si ottimizza più solo per i motori di ricerca, ma per un intero ecosistema che include AI, video, social, piattaforme di nicchia e contenuti esclusivi.”

Il concetto chiave si evolve: “Finora la SEO era Search Engine Optimization. Oggi dobbiamo parlare di Search Ecosystem Optimization. Perché le informazioni non si cercano più solo su Google, ma ovunque: dentro un video, su un post LinkedIn, nei suggerimenti di un chatbot AI. E i contenuti devono parlare a tutti questi canali, in modo coerente, profondo, intelligente,” sottolinea Luino.

Forte della sua esperienza, Luino, tra i primi ad aver compreso l’impatto della trasformazione digitale sulla ricerca online, individua tre leve cruciali per affrontare questo nuovo scenario:

  • Possedere uno storico dei termini di ricerca: “Google renderà sempre meno accessibili i dati, e chi oggi conserva query e insight sarà domani in grado di anticipare i comportamenti degli utenti.” Avere una solida base di dati sulle ricerche passate diventerà un vantaggio competitivo inestimabile.
  • Produrre contenuti lunghi, strutturati e di qualità: “Gli LLM, come ChatGPT e Gemini, citano fonti informative solide. Solo chi pubblica contenuti completi e aggiornati potrà sperare di essere selezionato.” La profondità e l’autorevolezza dei contenuti saranno premiate dalle intelligenze artificiali.
  • Investire nel video (sia breve che lungo): “Google lo ha inserito tra i filtri principali della barra di ricerca. I contenuti multimediali sono parte integrante dell’ecosistema della visibilità.” Il video non è più un optional, ma un elemento fondamentale della strategia di visibilità online.

“Il problema è che molte aziende non se ne stanno accorgendo. Continuano a puntare tutto su keyword e campagne, trascurando l’identità, la reputazione, la protezione del brand dalla disinformazione. Ed è proprio qui che entra in gioco la nostra esperienza,” conclude Luino, che da anni affianca clienti internazionali anche nella comunicazione di crisi e nella gestione della reputazione digitale. “Con le AI che iniziano a ‘rispondere al posto tuo’, diventare una voce autorevole è l’unica strategia a lungo termine. La sfida non è più farsi trovare, ma diventare la fonte.”

In sintesi, l’era della SEO statica è al tramonto. Il futuro appartiene a chi saprà abbracciare la complessità del nuovo ecosistema della ricerca, investendo in contenuti di qualità, strategie multicanale e, soprattutto, costruendo un’autorevolezza di marca che vada oltre il semplice posizionamento per parole chiave.