ROMA, 28 maggio 2025-“La nostra condanna per il 7 ottobre resta ferma, senza se e senza ma. Ma ciò che accade oggi a Gaza è intollerabile, quello di Netanyahu è un piano criminale di sterminio che non ha più nulla a che vedere con la risposta alla strage del 7 ottobre.” Sono parole dure quelle di Igor Taruffi, responsabile organizzazione del Partito Democratico, in un’intervista rilasciata a ‘Il Manifesto’ che non lascia spazio a interpretazioni, riflettendo una posizione sempre più netta all’interno del PD riguardo alla crisi in Medio Oriente.
Taruffi si sofferma in particolare sulla manifestazione unitaria con Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) convocata per chiedere la fine dell’attacco israeliano e lo stop alla vendita di armi. “È giusto scendere in piazza per dire basta, al di là delle collocazioni politiche: questo sentimento è condiviso dalla larga maggioranza degli italiani,” ha sottolineato, evidenziando la volontà di unire le forze su un tema di stringente attualità che scuote le coscienze.
L’intervista ha toccato anche i recenti esiti elettorali, che Taruffi legge come un incoraggiamento alla strategia intrapresa dal PD: “I dati ci dicono che la direzione è giusta: avanti con M5S e Avs”. Un’affermazione che rilancia con forza il progetto di un’alleanza ampia “con tutte le forze alternative alla destra”, delineando un percorso per la costruzione di un’alternativa di governo.
Sul fronte delle prossime elezioni regionali, Taruffi chiarisce la linea del partito: “La stagione dell’autosufficienza è finita”. Un chiaro segnale dell’apertura a coalizioni e collaborazioni per massimizzare le possibilità di successo e arginare l’avanzata del centrodestra.
Non manca un giudizio sull’operato del governo Meloni, critico su diversi fronti. “Sui salari non è stato fatto nulla, sulla sanità il fallimento è evidente”, ha dichiarato Taruffi, evidenziando le carenze percepite nell’azione dell’esecutivo.
Infine, una nota sulla legge elettorale: “Meloni vuole una riforma per interesse proprio, non è una priorità per il Paese”. Una presa di posizione che sottolinea la preoccupazione del PD per una possibile modifica della legge elettorale dettata da logiche partitiche piuttosto che da un’esigenza di miglioramento del sistema democratico.